È stato presentato sabato 15 marzo il mio libro dedicato ad Arturo De Masi. Hanno partecipato all’iniziativa la relatrice Melissa Fiorino, il giornalista Pellegrino La Bruna, il professor Antonio Polidoro, l’ingegner Emanuele Del Mauro e il dottor Vittorio Ciampi. La cornice di pubblico ha donato all’evento un’atmosfera anni ’60. Ringrazio Polidoro per la splendida recensione del mio libro pubblicata sul “Corriere dell’Irpinia”.
Le mie considerazioni
Oggi s’è avverato un sogno. Arturo De Masi ha sempre affascinato il mio immaginario: nel corso del tempo ho approfondito tramite i documenti, le fotografie e gli articoli di giornale la storia politica dell’ex sindaco di Manocalzati; in concreto sono stato attratto dal suo stile severo e dal suo modo di approcciarsi alla vita. Di conseguenza ho raccolto informazioni dettagliate e con grande passione ho ricostruito la sua grande epopea. Il libro esalta le vicende di De Masi alla stregua di un piccolo romanzo di provincia. Proprio così. Tra le pagine è possibile scorgere la realtà del nostro comune e tramite questo racconto viene a galla la malinconia per i tempi andati.
Arturo è un esempio da seguire. Purtroppo è morto troppo presto ed ha lasciato un grande vuoto. Sono nato nel 1985, nell’anno della sua sconfitta politica. Avrei voluto vivere ogni singola pagina di codesta avvincente narrazione romantica. Forse il fremito di quei giorni l’ho afferrato con la fantasia; in concreto ho toccato con le mani il calore, la passione degli anni trascorsi. Il tempo è come un lenzuolo: il passato e il futuro sono collocati ai lati estremi. Possiamo avvolgerlo, però, il lenzuolo, e abbiamo la capacità di riempirlo con le cose più belle. Questa frase è possibile trovarla all’intero del film “Peggie Sue si è sposata”.
La memoria è ancora viva. Il ricordo veglierà imperterrito e guiderà le nuove generazioni. Il passato indicherà ancora una volta la rotta verso l’avvenire; andremo avanti soltanto guardando indietro. Certo, il singolo ha un compito arduo: deve riconoscere nel mare infinito dell’indifferenza e dell’omologazione i modelli da seguire. Siamo continuamente turbati dai falsi miti e sovente adoriamo icone legate ad altre culture. Dobbiamo cercare senza arrenderci mai: occorre esaltare i nostri antenati, i nostri personaggi di valore, i nostri uomini di talento. Soltanto noi possiamo farlo. Ed è meglio differenziarsi dalla massa ricercando nel nostro vissuto le stelle da rincorrere.
Il sindaco De Masi mi ha ammaliato per il suo stile: ha rappresentato l’eccezione nell’Irpinia democristiana per la sua appartenenza politica al mondo della destra. I politici campani lo chiamavano “Il sindaco missino” e lo salutavano romanamente. Egli non si vergognò mai di tale appellativo, al contrario mostrò a tutti la fierezza delle idee. Credo che sia stato il sindaco più carismatico che abbia avuto Manocalzati. Ancora adesso il suo alone attrae i giovani. Sono cresciuto coltivando il suo mito. Arturo è un personaggio epico, un alfiere languido del tempo smarrito.
In questi giorni ho notato un particolare interessante. I miei amici mi hanno telefonato per conoscere in anteprima i retroscena del libro. Questo piccolo tomo ha risvegliato una passione sopita e mai rinnegata verso un uomo importante. Il mio racconto è leggermente romanzato. Ho inserito Arturo all’interno di una cornice più ampia e diversa da quella locale. Il peso importante degli avvenimenti è celato dentro le piccolissime vicende paesane.
Purtroppo per motivi economici ho fatto stampare soltanto cento copie. Esprimo gratitudine nei riguardi della tipografia Iannone di Avellino per la realizzazione del libro. Sono riuscito a recuperare le esigue spese grazie agli sponsor. Colgo l’occasione per ringraziare l’Hotel Belsito, l’Isotecnica, l’Europlastik, il panificio Santoro, la taverna l’Orcagna, l’ingegner Aniello Aquino, il geometra Carlo Castiglione e la famiglia De Masi. Ogni copia è costata 8 euro e sarà data gratis. Tuttavia nei prossimi giorni inserirò sul mio blog il file pdf con il libro. Grazie a ciò sarà possibile stamparlo da casa. Ho dato il file anche all’edicola di Sabino Nigro.
Il mio stile narrativo è un ibrido. In effetti, adoro enfatizzare e confondere le carte. Questo libro è sospeso tra il romanzo picaresco e l’avventura western. C’è Guareschi, c’è Don Camillo, c’è l’atmosfera paesana della pianura padana. I riferimenti cinematografici, musicali e nazionalpopolari contornano gli avvenimenti e impreziosiscono le pagine. Arturo è raffigurato come un paladino degli oppressi, alla stessa maniera di un protagonista di un lungometraggio italiano degli anni ’50. In questi mesi ho colto alcuni collegamenti intriganti tra il sindaco e Achille Lauro. Credo che il comandante sia stato un grande stratega politico. Amò sempre la libertà d’azione, nello stesso tempo cercò un contatto con la Democrazia Cristiana. Fu pragmatico come Arturo De Masi. Per di più l’americanismo accomuna Lauro e Arturo. Il fondatore del Partito Monarchico Popolare scrisse un telegramma a Truman al fine di rimarcare la stima dei monarchici verso gli USA. Il sindaco cercò un contatto con i fratelli d’oltre oceano e forgiò la sua colomba sull’atlantismo e sull’anticomunismo. In pratica il Nostro primo cittadino riuscì a barcamenarsi grazie al suo intuito politico. Paradossalmente i due sostennero anche i candidati del Partito Socialdemocratico. Lauro aiutò Nicola Salerno nella penisola sorrentina e si prodigò per la sua elezione; Arturo sostenne il suo amico Silvestro Petrillo alle elezioni provinciali del 1974 e supportò nel 1983 l’onorevole cilentano Paolo Correale. La destra di De Masi è popolare, schietta, pragmatica, paesana, simpatica. È la destra di Gianfranco D’Angelo di Maurizio Merli e del b movie italiano anni ’70.
Ho tentato tramite codesto lavoro di mettere in risalto anche le figure secondarie della colomba. In altre parole ho evidenziato i protagonisti delle campagne elettorali, i candidati, i sostenitori fedeli e i simpatizzanti. Certo, è difficile elencarli tutti e qualcuno mi è sfuggito. Per motivi di spazio non ho inserito alcuni aneddoti simpatici legati ai seguaci di Arturo. Nondimeno sono stati rimembrati molti protagonisti delle aspre contese. Ad esempio si rincorrono nelle pagine i nomi di Luigi Melchionne, Giovanni Pagliuca, Gaetano Cerullo, Sabatino Bilotto, Raffaele De Benedictis, Francesco Zara, Giuseppe Brogna, Errico Accomando, Giovanni Maglio. Nel capitolo dedicato ai fedelissimi c’è una bella dichiarazione di Antonio Iandiorio. Grazie alle sue parole ho colto il suo attaccamento nei confronti del sindaco.
Inoltre ho ricordato le personalità di rilevo legate alla minoranza. È sorto un canovaccio intrigante. A tal punto ho messo in rilevanza la battagliera opposizione contrassegnata dal logo della Democrazia Cristiana. Il compianto ingegner Guerico Russo fu il primo reggente dello scudo crociato in paese, nonché il primo basista. Con lui compaiono l’ex sindaco Benedetto Tirone, l’avvocato Adolfo De Benedetto, il consigliere comunale Felice De Benedictis e il dottor Vittorio Ciampi. Il gruppo avverso al sindaco tentò in tutti i modi di ottenere visibilità e battagliò senza sosta. Credo che sia stata un’opposizione intelligente.
Le sfumature della vita inducono il pensiero lungo sentieri alternativi. Di conseguenza è facile trovare stimoli diversi. Occorre mostrare gli aspetti più intriganti dell’esperienza politica di Arturo. L’amministratore fu sempre svincolato dalle logiche aberranti dei partiti. Fondò una piccola ideologia fondata sul culto tenero del capo e sul rispetto delle classi meno abbienti. La Colomba rappresentò una proposta alternativa e laica. Per vent’anni fu il vero perno della vita politica di Manocalzati.
Il bianco pennuto rappresentò il rinnovamento. Nacque dall’intuito del monarchico Giuseppe Del Mauro. Il politico di San Barbato espose ad Arturo l’idea di un raggruppamento civico e suggerì come simbolo l’innocuo volatile. La Colomba prese spunto da un manifesto della Democrazia Cristiana apparso nel 1956 con l’intento di sostenere la rivolta ungherese. Quel volatile stritolato dal pugno chiuso ha una dimensione chiaramente anticomunista. Il civismo degli anni ’50 e ’60 fu contraddistinto dal qualunquismo e dalla spiccata fede verso la destra.
Certo, ci vuole coraggio. Sono stanco del cosiddetto politically correct che contraddistingue tristemente il nostro territorio. Nell’aria è presente un’esigenza diversa: bisogna recuperare il pioneristico spirito del punk per proiettarlo nel presente. Mi definisco uno spirito libero per siffatto motivo. L’immobilismo statico è il nemico della creatività. In paese è presente un’aria strana. L’appiattimento culturale ha orami demolito lo spirito di buona volontà. Il clima sovietico ha eliminato il dibattito; inoltre ha imbalsamato la politica. A me non piace la censura. È così. Voglio dire una cosa: la politica è parte integrante della vita. Tutto riconduce alla politica. È impossibile non parlare di ciò. Per farlo devi spegnere il cervello e devi diventare come un automa. Io non ci riesco.
In conclusione ringrazio tanto Pellegrino La Bruna. In questi mesi soltanto lui è stato vicino a me. Mi ha spronato. Ho trovato la forza per andare avanti tramite i suoi consigli. Non dimenticherò mai la sua bontà. Ringrazio inoltre mio zio Goffredo Perone. Il libro l’ho dedicato a lui perché ha sempre sostenuto questa mia avventura. Zio Goffredo conserva una stima notevole verso Arturo De Masi e lo considera un grande uomo. Saluto tutti voi e quelli che non sono venuti apposta.
13 maggio 1985
Muore l’immacolata colomba. Le atroci mani irrompono nel petto e il sangue tinge di rosso il beato manto.
Stramazzata a terra contempla il passato.
I piccoli occhi stanno salutando il mondo: come un lampo la nube della storia sciorina gli antichi splendori.
Di ieri è rimasto ben poco.
13 maggio 1985. Il sole illumina un nuovo giorno. Per il volatile la luce è più nera del buio terribile.
Le urla si sentono un po’ meno; il fracasso si dilegua. In cielo non si avverte la cattiveria.
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