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  • Romeo Castiglione 9:06 am il 2 March 2014 Permalink | Rispondi
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    Arturo De Masi, per amore di Manocalzati 

    Per amore di ManocalzatiSarà presentato sabato 15 marzo alle ore 18:00 nella casa della cultura di Manocalzati il mio libro dedicato ad Arturo De Masi. Interverrà il giornalista Pellegrino La Bruna e nel corso dell’appuntamento si esibirà il cantautore Sabino Pece. L’opera esalta la storia politica dell’ex sindaco del paese alla stregua di un piccolo romanzo di provincia; tra le pagine è possibile scorgere la singolarità del mitico fondatore della lista civica Colomba. De Masi amministrò il comune dal 1964 al 1985 e raffigurò un’alternativa credibile. Rappresentò l’eccezione nell’Irpinia democristiana per la sua appartenenza politica al mondo della destra: in pratica fu una voce fuori dal coro e indipendente.

    Nacque l’11 febbraio del 1922: venne al mondo nello stesso anno della Marcia su Roma. Visse la sua gioventù durante il Fascismo e tale peculiarità aiutò il nostro ad affrontare tutte le difficoltà della realtà. Nel 1948 si candidò alla Camera nelle fila del Partito Nazionale Monarchico. Malauguratamente non fu eletto. Iniziò a lavorare nel settore tecnico della forestale a Benevento con l’incarico di geometra.

    Si sposò il 5 maggio del 1957 con Rosetta Montano; offrì ai figli un’educazione rigida e rigorosa. Fu un vero borghese, nel senso più bello del termine. Condusse sempre una vita lussuosa ma non si arricchì mai con la politica. Fu sempre affascinato dal mito dell’America e cercò di allacciare i contatti con i manocalzatesi d’oltre oceano. Questa tipicità caratterizzò le sue idee e le proposte in un periodo spensierato. Egli trasmetteva sentimenti contrastanti: era un leader egocentrico, per tanto lo hanno amato i sostenitori e lo hanno odiato gli avversari. Fu realmente grandioso poiché mantenne unito il paese grazie alle sue iniziative volte al dialogo.

    Sul piano politico non nascose le sue simpatie per la destra. Tuttavia cercò sempre di allargare i suoi orizzonti. In pratica capì l’importanza della persona. Affascina la sua figura proprio per questo motivo: senza dubbio il suo decisionismo merita un’ammirazione particolare. Manca oggi in provincia un amministratore con il suo stile. Con orgoglio, però, non rinnegò mai la sua adesione ideale al Movimento Sociale Italiano. I politici campani lo chiamavano “il sindaco missino”, addirittura lo salutavano romanamente.

    Il 22 novembre del 1964 la sua lista riuscì a vincere le elezioni amministrative. Arturo divenne il sindaco e guidò il comune per ventuno anni consecutivi. Affrontò da protagonista tanta campagne elettorale e ottenne sempre un consenso ampio. Diede alla popolazione una speranza nuova e fondò il suo programma su un ingenuo campanilismo d’altri tempi. Gestì la cosa pubblica in modo deciso e aiutò le classi meno abbienti. Nel suo “ventennio” dorato gettò le basi per il progresso civile e materiale di Manocalzati. Fu ammirato dal resto dell’Irpinia per la severità e per l’acume politico.

    È vera una cosa: il sindaco fu un perseguitato politico. Le opposizioni cercarono di demolire la sua forza. Andò in scena una lunga ed estenuante battaglia contrassegnata dalle denunce, dalle calunnie e dalle carte bollate. Siffatto conflitto iniziò addirittura nel periodo antecedente la vittoria. Infatti, le prime querele ai danni del politico arrivarono intorno al 1962. Non possiamo sapere con certezza quali furono i motivi che spinsero gli anonimi diffamatori a procedere lungo questa atroce e cattiva direttiva. Non fu il sindaco più denunciato d’Italia. Tuttavia sicuramente fu tra i più tartassati.

    In tutti i modi possibili e immaginabili arrivarono tantissime incriminazioni; nonostante sia sempre stato assolto ha calamitato l’attenzione di quotidiani locali e nazionali. Non trovò mai pace. Dovette scontrarsi contro gli avversari duri e convinti.

    De Masi emulò sommessamente Achille Lauro. Anch’egli come il fondatore del Partito Monarchico Popolare desiderò la libertà di azione; nello stesso tempo avvertì l’esigenza di tendere una mano alla Democrazia Cristiana. A tal punto dal suo eremo dorato riuscì a tenere in piedi un patto di non belligeranza con il partito di centro.

    Per di più ricalcò il modello di Juan Domingo Peròn: è un’impressione leggera. Dal peronismo colse lo sciovinismo, il socialismo, il comunitarismo. Apprezzò la mancanza di riferimenti politici ben precisi. Arturo modellò la sua Colomba al di là della destra e della sinistra.

    Il 6 marzo del 1988 Arturo De Masi andò in cielo. Lasciò le beghe di un piccolo paese in una tetra e piovosa domenica mattina e volò nell’infinito degli eroi. Fu stroncato da un terribile infarto ad Avellino e le tenebre si dipanarono con tutti i loro spettri. Una marea umana si addensò nella sua casa e rese omaggio per l’ultima volta al fondatore della colomba. La bara fu avvolta da un tricolore e gli applausi scrosciarono come il diluvio; istintivamente si levò il grido “Arturo, Arturo!” e negli occhi della gente comparvero le lacrime. Finì così la storia di un grande personaggio della politica locale. Si commosse finanche il cielo. Gli avversari onorarono l’ex sindaco e seguirono il feretro fino al cimitero. L’intera comunità partecipò coinvolta al corteo funebre. Ventuno anni di amministrazione non sono pochi.

    De Masi fu un uomo libero. Si dedicò soltanto a Manocalzati per amore; con la sua lista indipendente e poco incline al compromesso non tradì mai il patto con gli elettori. Rimase nel suo “orticello” e lasciò agli altri i voli pindarici. Lui si accontentò di amministrare il paese e lo servì in modo limpido e onesto. La sua rettitudine ancora oggi è un faro per i giovani.

     
  • Romeo Castiglione 8:38 am il 15 December 2013 Permalink | Rispondi
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    Sabino Pece, un artista poliedrico 

    Sabino PeceLa realtà è immaginata, plasmata e cambiata dai musicisti. A tal punto le azioni assumono un carattere nuovo e poggiano le basi verso un futuro totalmente diverso. L’esaltazione della bellezza proietta i singoli lungo l’irto sentiero della scoperta, alla stessa maniera dei primi pionieri.

     Nelle piccole comunità dell’Irpinia pullula la voglia di emergere degli autori. Il suono degli strumenti si staglia con impeto contro la monotonia. Certamente grazie ai componimenti emerge la voglia di affermare la propria identità; così il muro acustico che esce dagli scantinati, dai garage e dalle case è soltanto un grido quieto da contrapporre al rigido conformismo.

    Ogni tanto sfoglio con piacere alcuni passi del libro di Pier Vittorio Tondelli “Cronache dagli anni ottanta” e sovente rileggo le pagine dedicate al rock di provincia. Effettivamente queste righe raccontano storie dimenticate e affascinanti; le narrazioni dedicate al rock italiano di periferia rappresentano un canovaccio intrigante dai toni scoloriti.

    Di sicuro poco è cambiato rispetto a trenta anni fa. La musica è ancora una valvola di sfogo ed è un modo gentile per esprimere idee e pensieri. Ad ogni modo simpatizzo con gli artisti che cercano di differenziarsi dalla massa e provo ammirazione per il cantante Sabino Pece. La sua voce è speciale: riesce ad entusiasmare le platee e proietta l’ascoltatore in una dimensione lontana dalla quotidinanità. È un interprete originale e il suo stile è variegato; nelle movenze ricorda vagamente Tom Verlaine dei Television. C’è molto lirismo nel suo immaginario: nel retroterra culturale l’aspetto prettamente dark convive con la poesia.

    Sabino Pece è un autore originale è ed è un musicista completo, giacché suona con perizia la chitarra, il basso e il pianoforte. In sostanza ama la musica in tutte le sue sfaccettature. Nel corso di questi anni si è perfezionato ed è riuscito ad affermarsi per la sua bravura. Ha iniziato a suonare da ragazzo, quando a Serra di Pratola ha creato il gruppo “Night train”; subito dopo è entrato nella storica cover band delle Orme denominata “Evoka”: per mezzo di ciò è riuscito a realizzare il suo sogno, in altre parole ha cantato insieme con Aldo Tagliapietra ed ha stretto amicizia con lui; indubbiamente non è una cosa da poco, poiché rare persone riescono a fare una cosa simile. Nel 2011 ha preso parte al progetto “Rapsodiakoustica” ed ha dato vita ad un complesso progressive di matrice acustica. Lo scorso 6 gennaio ha cantato nuovamente con Tagliapietra in occasione di una serata revival ad Avellino.

    Realmente Sabino è un musicista notevole. M’incanta perché dice sempre quello che pensa e non si lascia mai influenzare dagli altri; è uno spirito libero ed è un individualista. Inoltre non ha etichette ed apprezza le cose senza pregiudizi. Stima molto la figura di Augusto Daolio e i suoi gusti in ambito musicale sono molto variegati: adora la melodia dei Pooh e di Salvatore Adamo; allo stesso tempo è un appassionato del progressive e ascolta i King Crimson e i Genesis.

    Di là dall’aspetto prettamente musicale Sabino è un artista eclettico. Infatti, ama la pittura in modo viscerale: ha disegnato quadri eleganti e singolari. Per mezzo dei colori riproduce una materialità plasmata alla sua rappresentazione; è un pittore barocco con un piede nella modernità. Inoltre nei suoi dipinti c’è il richiamo al rock progressivo e si avverte l’eco di del passato fastoso. Mi ha attirato il quadro dedicato a Venezia: il blu domina e le gondole sembrano sospese in una sorta di silenzio spettrale. È sera, le luci fioche in lontana trasmettono un senso d’inquietudine; tuttavia è presente nell’opera il vero animo dell’autore. Ciononostante ci sono altri lavori che meritano interesse come quello del Pappagallo; le tinte accese scagliano lungo i sentieri tropicali e la fantasia si muove veloce, alla stregua di una giostra.  Ad ogni modo il nostro pittore nel corso del tempo ha affinato lo stile della pittura analitica; i suoi lavori sono realmente innovativi. Ad esempio nell’opera dedicata a Gesù si avverte una forma sottile di fluorescenza: il rosso è vivido, sembra un fuoco vivo. La religiosità viaggia lungo i binari di una devozione totalmente personale.

    Perfettamente Pece riesce a coniugare le sue diverse passioni. È un frontman degno di nota, un poeta, uno strumentista variegato, un pittore.  La sua personalità emerge con impeto per mezzo della tecnica; grazie a codesta cosa si è ritagliato uno spazio importante all’interno della vita culturale della nostra provincia.

    Sabino Pece1Aldo Tagliapietra e Sabino Pecesabino6quadro3Quadro Sabino2sabino4sabino5

     
    • Carlo Raffone 6:45 PM il 19 dicembre 2013 Permalink | Rispondi

      Complimenti per i numerosi interessi ed auguri per le attività future.

    • Marco 7:09 PM il 19 dicembre 2013 Permalink | Rispondi

      Complimenti!

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