Certo, tornerò. Tornerò presto. A Bonito, si capisce. Le strade, le mie strade preferite: da Montefalcione a Venticano, avanti c’è Pianopantano. Deviazione per Bonito. Un oceano verde, le campagne. In macchina, al volante, nello stereo Le Orme con canzoni come Regina al Troubadour Se io Lavoro Immensa Distesa. Suoni venuti dagli anni ’70, direttamente dagli anni ’70; un’immensa distesa il mio pensiero. Guido la mia a macchina per le mie strade preferite.
Sulle strade di un giorno vissuto e ancora da vivere domani. Finalmente Bonito, il cimitero sulla sinistra, dove riposa Alfredo Covelli. Sempre diritto: appuntamento con Gaetano Di Vito e con Valerio Massimo Miletti. Oggi vado a vedere il Palazzo Pagella Buongiorno; ho già visitato il Museo “Alla ricerca delle cose perdute” di Gaetano la settimana scorsa.
Una meraviglia davvero il Museo. Stupore, gioia. Io in mezzo alle cose che non ci appartengono più, alle cose ancora vive. Odori antichissimi e odori inebrianti di primavera. Le stanze, piene zeppe di oggetti, ma piene piene. Un’opera d’arte: latta, zappe, pietre, vestiti, divise militari, cappelli, disegni. Un’opera d’arte nelle incredibili stanze del Museo. Una sensazione strana, bella. Gaetano Di Vito, un ragazzo d’oro, un ragazzo come me. Un ragazzo che ha realizzato un’opera d’arte. Parlo con lui, pare che io conosca Gaetano da una vita, eppure ci conosciamo da poco; le sue parole, parole vive, vive come queste pietre di tanto tempo fa. Ci capiamo al volo, io e Gaetano. Ci piacciono le stesse cose, le stesse storie.
Le storie del passato, quelle che mi piacciono, le storie di paese: uomini come noi, più fortunati di noi forse, perché non hanno visto questi strani giorni. Trascorrere momenti così, provare emozione per cose normali, scoprire un libro vecchissimo, ingiallito.
Per le strade del paese. Io, Gaetano e il consigliere comunale delegato alla cultura Valerio Massimo Miletti. Sono tornato in paese per ammirare il Palazzo Pagella Buongiorno, e tornerò ancora perché adoro questo paese, un paese ricco di tradizioni. Un’emozione incredibile, una dimora bellissima. Valerio mi racconta la storia del grande Crescenzo Buongiorno, un uomo con una storia importante. Mi ha parlato della Germania, della musica, in una Palazzo dell’Irpinia. Una macchina del tempo, un viaggio nel passato a pochi chilometri da casa mia, un tuffo nell’800, in un’epoca malinconica, segnata da cose perdute, da un regno perduto, un fugace incontro con il passato, con un passato tramutato in pietra.
Un giorno che non dimenticherò mai più: attraversare le barriere del tempo, restare nel tempo che piace a me sognando lottando sperando immaginando… tornare nel passato mai visto in una dimora mai vista prima d’ora che resterà nei miei ricordi, nei ricordi di un ragazzo di provincia.
«Il Palazzo Pagella Buongiorno – scrive Valerio Massimo Miletti – risale al XVIII secolo ed è situato nel centro storico di Bonito, di fronte alla chiesa Madre a pochi passi dal Largo Mario Gemma, dove è ubicato il Municipio. Fu inizialmente di proprietà della famiglia Capozzi che lo vendette alla fine dell’ 800, per trasferirsi negli Stati Uniti, al musicista Crescenzo Buongiorno e a sua Sorella Rosaria».
Casa Pagella. Ci siamo certo, ci siamo. Facciamo finta di essere alla fine dell’800, un giorno di marzo di un anno qualsiasi. In questa casa, con Gaetano Di Vito e Valerio Massimo Miletti. Un chiarore incredibile, mattonelle blu, tutto rimasto com’era prima. C’è ancora il Re, fine ‘800 o giù di lì, noi adesso, nell’800.
Crescenzo Buongiorno, il maestro, il musicista. Il suo ritratto, le sue cose, quelle fasce tricolore, il nome di una città Dresda, una città che io collego alla squadra di calcio Dinamo Dresda, il nome di una città che dice qualcosa in più: a Dresda… dove Crescenzio Buongiorno visse giorni importanti.
«Crescenzo Buongiorno – prosegue Valerio Massimo Miletti – nacque a Bonito il 9 agosto 1864 […]. Mostratosi ben presto dotato di un talento musicale non comune, iniziò a suonare il piffero […]. Lasciata l’Italia con una compagnia di concerto, della quale si assunse la direzione, il musicista fu in Svizzera, in Austria e infine a Dresda, dove trovò l’apprezzamento e la protezione del barone Serge von Huppman Valbella che lo introdusse negli ambienti artistici tedeschi. In Germania, terra di Beethoven e di Wagner, trovò davvero tutto ciò che cercava: ispirazione, apprezzamento e amore. Conobbe e sposò, infatti, la prussiana Anna Maddalena Berndorf che gli dette due figlie, Italia nel 1896 e Alba nel 1898. Nella sua nuova patria riprese la produzione di opere con la nuova edizione dell’Etelka, come già detto, e poi con La festa del Carro – libretto di Ferdinando Stiati – (ispirata alla famosa festa mirebellana), rappresentata al Teatro nuovo di Lipsia il 24 maggio 1896. Buongiorno, infatti, era molto legato a Mirabella dove, contrariamente a Bonito, aveva trovato un ambiente favorevole e dove trascorreva delle ore felici, soprattutto durante i mesi di vacanza» .Non conoscevo la storia di Buongiorno. Morì il 7 novembre 1903 a soli 39 anni. Egli è sepolto in Germania. I suoi resti sono tumulati a Dresda.
Dopo la sua morte arrivarono alla stazione di Apice numerose casse contenenti gli effetti personali del maestro e tante altre cose. Cose che riempiono di tristezza e bellezza gli angoli del Palazzo: fasce tricolore, fotografie e altro ancora. Avrei voluto vederlo, per un solo secondo, vedere il musicista. Lui che suona il pianoforte e noi che ascoltiamo in silenzio; l’abbiamo sentito lo stesso, perché lui c’era, c’era, un solo minuto e poi il buio. Un raggio di sole nella stanza, sui tasti del pianoforte. Le mani sui tasti e noi in silenzio, in silenzio e ascoltare la melodia dell’anima, del giorno perduto, di sole nascosto e treni, treni provenienti dalla Germania e diretti ad Apice.
Ah, Apice, mi ritorni in mente; un giorno di tanto tempo fa, non ero ancora nato, non eravamo ancora nati. Un treno proveniente dalla Germania. Destinazione Apice: tutto il mondo in un treno, in un treno fermo alla stazione. Un uomo che non c’è più, che rivive oggi nelle stanze di Palazzo Pagella.
Nuovamente per le strade del Bonito, un po’ frastornato da tanta emozione. Penso alla storia di Buongiorno, a Mirebella Eclano, poi penso a Dresda, penso al Museo di Gaetano, poi penso a Covelli. E Gaetano parla di Covelli. Il leader monarchico passeggiava per le strade, di chi sei figlio? Con la sua voce inconfondibile, un uomo del Sud, una persona onesta, un grande politico d’opposizione.
Covelli che oggi per me passeggia di nuovo per le strade di Bonito, nella mia mente, passeggia nei miei sogni. Covelli e Buongiorno, tutti e due insieme soltanto per me, in un sogno, un sogno ad occhi aperti. Fantasie, soltanto fantasie.
Oggi. Io in questo paese. Finalmente, un paese che è parte della mia vita. Oggi torna per me l’800. E tornerò, certo. Tornerò perché ci sono tante cose da vedere.
Sono le 13:00 di un sabato di primavera e sono in ritardo. Un tuffo, un altro viaggio: epoche lontane eppure tanto vicine. Scegliamo noi, scegliamo noi in quale secolo sedere. Usciamo da un sogno, entriamo in un altro sogno. Le favole, le nostra favole di paese, favole dimenticate, racconti antichi.
Tornerò. Non si può ammirare tutto c”a neve rint”a sacca, con la fretta. Bisogna tornare assolutamente, tornare per apprezzare le bellezze di un piccolo paese. Ancora non hai visto la mummia e altre cose. In una volta sola non vedi niente, certo. Bonito merita di essere ammirata.
Rispondi