Lo stretto di Barba

Agosto di luce e pensieri. On the road sempre e comunque. Sulla strada, una strada piena di curve, di curve della vita: un po’ così un po’ triste. Triste la tristezza. “A volte la tristezza è quello che vogliamo” – la canzone Nuovo Pop Italiano dei Siberia nella testa. “Eccomi, misurando a passi lenti il mio destino”. La nausea, il disgusto per il mondo in putrefazione. Animali morti sulle rotte del cuore, disegni pieni di dolore tra le nuvole nel Sannio.

Sulla strada a rincorrere un qualcosa che non c’è.  A passi lenti, il mio destino. Lo so già, i colpi… tanti colpi sullo stomaco, sulla faccia… devi imparare a restare in piedi sempre. Ricorda. Sempre. Forever. Tu ‘a sta sembe in piedi nonostante tutto. Lo sai questo? I colpi si prendono, fanno male ma si prendono. Qualcuno lo dai, qualche colpo perché devi anche difenderti.

Un cielo d’agosto così strano e così bello. Fa caldo. Primo agosto 2018. Sopravvissuto a tante cose, in piedi ancora con gli occhi stanchi, stanchi di vedere. Benevento Ceppaloni – lo stadio Vigorito il verde così intenso le case le curve. Il castello, i vicoli. Alla ricerca di me stesso, perdersi e ritrovarsi in un posto nuovo. Incredibile. Il sole che picchia, i pensieri, le scelte della vita… i sogni da realizzare, quelli da buttare nel cestino. Scegliere in poco tempo, decidere senza futuro. A volte la tristezza è quello che vogliamo.

Avanti veloce, le croci, le streghe, i rumori di un’estate amara. Tu non lo sai, i tuoi ricordi, posti nuovi per me. Non lo sai. Cammino nel passato sospeso tra la voglia di andare avanti e la voglia di fermarmi per non ripartire più. Avanti sotto il sole di agosto; un sole ferocissimo che ti toglie il respiro. Ombra zero – tutto normale – davvero – tutto normale. L’ombra che non ci sarà mai. Solo sole sui passi lenti. Avanti fino allo stretto di Barba. Passeggiare, le stradine, le case abbandonate, una panchina e il burrone. Panorami di stoffa e la Dormiente che dice: statti tranquillo vaglio’ ca è tutta na recita sta vita. Tu si’ fortunato pecché t”a levato ‘a maschera int’a no munno ca sta jenno a rotoli.

Un fiume tre le rocce. Il mio picnic ad Hanging Rock. Fuori dal tempo, in un tempo tutto mio. I segni dello zodiaco, le affinità elettive, le cose che non vanno e che non andranno mai e poi mai. Perché va così, va male. Stretto di Barba, una fetta di Cina, di una Cina tutta mia. Marco Polo tra Chianche e Ceppaloni, inseguendo il corso di un fiume che porta a niente, niente di niente. Croci senza streghe; dolori di un tempo irreale. Hanging Rock a quattro passi, dentro lo specchio, attraverso lo specchio. Dimensioni parallelle tutte colorate di sogni vecchi. Le streghe non ci sono più: si sono scocciate e che anna fa’ lloco senza niente ‘a rice cchiù? Le streghe se sono andate fujute pecché qua non è cosa ‘a sta. Manco le streghe ci sono più. Restano le croci di giorni anomali, vissuti senza senso, in un’estate senza senso. Lo stretto di Barba il primo di agosto: Hanging, lucertole, suoni spaziali. Mi manca la Dormiente e non lo voglio dire. Questa è la verità. Dormiente che adesso rorme di un sonno profondissimo, nascosta dalla rocce, io stretto nello stretto di B. Così stretto strettissimo, ali di pietra, piene di sogni perduti.

Le curve, quelle della vita. Il fiume. Lo stretto… che nasconde il mio domani: due ali di pietra, troppo pesanti. Due ali di pietra per volare, per tentare inutilmente. E resto a terra. In attesa di tempi migliori, lloco nderra dove il tempo è non tempo, dove io non sono più nessuno. Rabbia per un volo impossibile, due ali di pietra e basta. Penso al geografo arabo Al-Idrisi alla sua monumentale opera “Il libro del Re Ruggero”. I posti di tanto tempo fa: Ceppaloni il castello, il fiume sabato. Due ali di rocce, Al-Idrisi che si è rotto le scatole, Marco Polo che ha voglia di dormire, io che ho capito cosa fare.

Ceppaloni e la strada che conduce a Benevento. I posti che fanno male, per sempre. Le cose dette e quelle non dette. Tutto fa un po’ male, molto male. Perché alla ricerca di perché. Cerchiamo risposte. Non ci sono risposte. Va così, tutto va così. Me ne frego. Tutto va così, in questo posti così belli, così terribili. Non fa niente, Romeo. Ci sei cascato. Capita. Sei già pronto per un altro viaggio.