Ercole Buono e il miracolo del Laceno
Susa con la sigaretta in bocca, bellissima, ammira il paesaggio. Fumo negli occhi, tepore della lana, profumo di grazia. Con disinvoltura fuma, poi butta la cicca. Abbassa il finestrino e bacia il vento D’Irpinia. Sull’Ofantina in un giorno sereno e le gallerie, le indicazioni. Come sono meravigliose queste “colline coltivate a schacciera”. Strada per il Laceno: un’altra indicazione. Le montagne piene di verde, i paesi aggrappati alle colline, le case solitarie, le luci colorate, un pizzico di gioia nella vita. L’Irpinia così bella, la strada dritta, campagne e contadini lungo la strada. Tra poco vedrai il Cervialto, signora. Un poco di pazienza. E hai tanta pazienza, davvero tanta e conviene non pensare e ammirare il panorama: sì però non vedo l’ora! D’altro canto a Susa “piace tanto il mezzogiorno col suo cielo azzurro, col suo sole e colle sue tradizioni”. Lei è una donna speciale e vive nelle pagine del romanzo di Ercole Buono “Svolta sull’Altipiano Laceno”.
Davvero una chicca il romanzo di Ercole Buono: ho apprezzato molto lo stile dell’autore nonché le descrizioni dei luoghi. Il libro è stato stampato dalla Tipo-Litografia Irpina Lioni nel 1978. Testo quasi introvabile (occorre cercare nelle biblioteche). Ho trovato una copia per puro caso in una bancarella di libri usati. Un libro del ’78, un romanzo rosa che ricorda vagamente i lavori di Liala, con queste donne belle che vivono a metà; e con questi amori strani e tutti questi ripensamenti e alla fine il vero amore vince sempre. Perché in questo tipo di romanzi c’è sempre un finale diciamo lieto e tutti si affidano alla Provvidenza.
La protagonista è una donna borghese di nome Susa. Si ritirerà alla fine del romanzo nel Pakistan Orientale e fonderà un istituto filantropico. Ella è la figlia di un famoso notaio. Susa è sospesa tra la conservazione e il progresso, tra la tradizione e la modernità, tra l’amore per Dino e per Genny. Un po’ quello e un po’ quell’altro. Vorrebbe scardinare i sacri tabù; allo stesso tempo tutela la sua posizione sociale e il prestigio familiare. Ha avuto un’educazione cattolica ed ha frequentato la scuola materna Figli di Gesù. Sì è successivamente iscritta a un liceo privato retto dalle Suore. Pare Federica Moro nel film College e un po’ l’ho immaginata simile a Federica Moro, così sbarazzina, così carina, così piena di classe. Susa bella e irruenta, intelligente e “scetata”, voglia di emancipazione e indipendenza. Come lei la protagonista del romanzo di Carlo Castellaneta “Progetti di allegria”; come lei anche Leda di “Peccatori a metà” di Lina Lesco. Susa ha un’amica femminista: parla con lei ma fino a un certo punto. L’amica non comprende questo comportamento. «Scusami se sono esplicita con te. Tu sei moderna e poi dal modo come agisci non sei moderna».
E l’Altipiano Laceno? Compare all’improvviso. Susa si rifugia sull’Altipiano Laceno per ritrovare sé stessa. Mette, così, in discussione le sue idee. Laceno come cartolina oleografica. Meglio: come teofania. Il lago, i monti, i boschi sono per Susa un miracolo. Un miracolo colmo di splendore e la natura è il Divino. «Chi parte da Avellino – così è scritto nella prefazione – percorrendo la Ofantina ed attraversando ondulate colline, coltivate a scacchiera, dopo meno di un’ora di macchina giungerà a Bagnoli, “gemma dell’Irpinia” e “Casa degli Dei”, definita dal pontaniano Giano Anisio, e sede delle prime vendite della Carboneria, “I figli del sole”, anelanti alla libertà ed alla indipendenza. E se poi da questo operoso “Centro”, ricco di legno, armenti e formaggi, s’inoltrerà attraverso la comoda ed ampia strada, verso i monti Picentini, che sovrastano Bagnoli, dopo aver superato gli spaziosi tornanti, s’imbatterà quasi come un miracolo, in una vasta pianura: è l’Altipiano Laceno a millecinquanta metri di altitudine, adagiato in un ampio pianoro, riparato dai venti, coronato delle cime caratteristiche della Raiamagra, della Raia Scannella, della Montagna grande e del superbo dominatore, il Cervialto. Ed ecco che tutto l’insieme si presenta agli occhi del viaggiatore come un immenso anfiteatro naturale, promettendo un soggiorno pregno di pace e di distensione. […] Le giogaie dei monti con le loro cime rotondeggianti e non aspre come quelle del Settentrione si stagliano nel tipico cielo Meridionale, quasi sempre azzurro, tanto da rispecchiare la mitezza dell’animo dell’Uomo del Mezzogiorno, che ha sempre molto dato e sempre poco avuto. E se poi davanti a quella immensa tela, quasi dipinta da un gigante del pennello, volge lo sguardo verso l’alto, verso l’infinito, non potrà non scorgere sprazzi di luce e di sole, da dove scaturiscono gli eterni ideali del vero, del bene e del bello, e da dove s’intravede il tormentoso mistero dell’eternità, nel quale la mente umana, se non vuole smarrirsi, non può trovare altro che l’epifania della Divinità, che si concretizza e si placa nel Dio Creatore ed Ordinatore».
La Svolta di Susa sull’Altipiano, la Svolta della vita, il prima e il dopo, il già e il non ancora. Il lago, le bellezze dell’Irpinia, la Raia Scannella. Spartiacque di Susa la vacanza in Irpinia. Troppa bellezza e incredibile teofania; la voce di Dio e il messaggio finale. Il Laceno, insomma, è “rivelato”. Ercole Buono tratteggia un’Irpinia prodigiosa. «L’Altipiano Laceno, – scrive Ercole Buono – a millecinquanta di altitudine, adagiato su un vasto e pittoresco pianoro, riparato dai venti, coronato dalle cime caratteristiche della Raiamagra, dalla Raia Scannella, della Montagna Grande e del […] Cervialto, si presentò agli occhi di Susa […] come un immenso anfiteatro naturale, promettendo un soggiorno pregno di gioia e ricco di amori. Le cento e cento villette aggrappate qua e là ai piedi delle montagne colla loro policromia di tinture e di fiori offrivano allo sguardo tanta e tanta gaiezza. Il piccolo lago, il Laceno, che accoglie le acque delle varie sorgenti circostanti e che lentamente nell’ultima parte vengono ingoiate da zone carsiche naturali, increspando leggermente le sue onde cristalline, dava un senso di serenità e di pace. I faggi e i pini, elevando i loro fusti a guisa di colonne di cattedrali, si presentavano come un mare di verde, che sfumava perdendosi nella lontananza. […] mentre dovunque regnava il silenzio interrotto di tanto in tanto dal gorgheggio di qualche usignuolo invisibile».
Una lettura piacevole. La Svolta è un romanzo rosa e per tutti. L’autore Ercole Buono ha tratteggiato il Laceno alla maniera di un luogo sacro. La divinità c’è e non si vede: percepisci la sua presenza nel silenzio, nel rumore del vento, nella danza degli alberi, nel sole malinconico. La protagonista, questa donna di classe, ritrova sé stessa in Irpinia. Trascorre sul Laceno sei giorni di pace, di tranquillità e di amore e gusta perfino i famosi tartufi di Bagnoli e si spinge fino al Terminio, fino alla Ripa della Falconara. Lei non dimenticherà mai più lo splendore della nostra terra. E in un “ottimo e riposante albergo” dorme. E il luminoso sole la sveglia e lei passeggia tra “valli fiorite” e “prati verdeggianti”.
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