Il borgo antico di San Barbato, l’ultimo sogno di Arturo De Masi
All’inizio degli anni ’80 si avvertì con impeto il vento del cambiamento anche a Manocalzati. Arturo De Masi cercò di instaurare un rapporto diverso con la comunità; con una repentina sterzata modificò la rotta. Realmente riuscì a cogliere il vento di rinnovamento e si allineò su posizioni meno intransigenti. Pertanto organizzò alcuni eventi molti interessanti: tramite le idee tentò di aggregare le persone e diede una speranza diversa. Certamente si riuscì respirare in paese un clima disteso: in questo modo si superò serenamente il trauma inflitto dal terremoto.
Il sindaco animò il dibattito è propose di continuo alcuni progetti affascinanti: indicò la rotta da intraprendere e s’impegnò alacremente per risollevare il morale del popolo. Anche in quel turbinoso periodo storico il leader della “Colomba” fu un punto di riferimento per tutti; sul suo volto apparve un’espressione felice. Egli trasmise ai consiglieri comunali un ottimismo inarrestabile e siffatta cosa si tramutò in proposte fattibili. Il primo cittadino ricostruì da capo l’essenza della comunità dopo il tragico sisma del 23 novembre del 1980; nondimeno lo fece con garbata cautela. Non cercò mai di essere invadente, all’inverso comprese il mutamento di costume e tramutò l’ondata di riflusso in pensieri percorribili e intelligenti.
Nacquero così le serate dedicate al rilancio dell’Aglianico e del formaggio. Arturo De Masi fu un precursore della modernità giacché comprese l’importanza delle feste estive; in pratica fu presa da esempio la rinomata “Estate romana” germogliata dall’intuito dell’assessore Renato Nicolini. Sulla scia delle giovani mode provenienti dalla capitale il venti agosto del 1982 fu organizzata la prima sagra del pecorino nella frazione di San Barbato. Tramite questa importante iniziativa la cittadinanza riuscì a trascorrere dei momenti spensierati: fu messa da parte la tristezza e il cielo colmo di stelle cadenti contribuì a creare un’atmosfera da sogno. Tutta il popolo fu coinvolto nell’allestimento della sagra. Fu creato un grande carro di allegorico di paglia e fu proposta l’importanza della cultura contadina. Tuttavia si volle coniugare l’aspetto prettamente culinario con quello ludico e ricreativo; quindi fu proposta la “Rassegna Nazionale di Pittura Estemporanea” e fu pianificata dall’Unione Sportiva ACLI di Avellino la Marcialonga “Antichi borghi d’Irpinia”. Concretamente De Masi s’interessò per far mutare volto all’antica frazione del comune; intravide delle qualità nascoste e afferrò al volo l’opportunità di trasformare il piccolo centro. In più individuò un’area deputata agli insediamenti produttivi; provò a far emergere la sottile vocazione industriale dell’intera zona.
A questo aggiunse la volontà di rimodellare San Barbato. Infatti, il quattordici settembre del 1981 fu protocollato il progetto di recupero e di valorizzazione del borgo antico. Purtroppo rimarrà l’ultimo desiderio incompiuto del sindaco; le cose non andarono per il verso giusto e il sogno si arenò definitivamente il 13 maggio del 1985 in seguito alla sconfitta elettorale della lista civica “Colomba”. Ad ogni modo è importante rileggere la bozza del progetto per riscoprire gli ultimi disegni dello storico politico irpino. In occasione della festa del pecorino l’amministrazione pubblicò un opuscolo con lo scopo di esporre il piano per lo sviluppo della frazione. Nell’introduzione Arturo De Masi si rivolse ai sanbarbatesi in modo gentile e mostrò il suo coinvolgimento per il rilancio del centro. “Questa manifestazione di agosto non è certamente un motivo di divagazione. Lo hanno ben compreso i molti amici che hanno voluto onorarci del loro contributo per la realizzazione del primo Ferragosto a San Barbato, e ai quali va il mio e il vostro ringraziamento”. Così commentò il sindaco. Certamente le parole trovarono dimora nell’animo di tutte le persone del luogo. Nicola Gambino, invece, si occupò della parte storica e compose un breve profilo in riguardo alla vita della comunità; a margine fu collocato il piano di lavoro.
Le visioni astratte si tramutarono in proposte concrete. Infatti, fu suggerita la costruzione di un “Parco etnologico” della civiltà pastorale e l’edificazione di un centro per lo studio del patrimonio folclorico. A tal punto fu presa da esempio la rivalutazione della musica tradizionale propugnata dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare; oltre al resto s’instaurò un piccolo contatto ideale con la cinematografia napoletana emergente rappresentata dal film “Immacolata e Concetta” di Salvatore Piscicelli.
Ovviamente il turismo fu messo in primo piano. Per facilitare l’attività alberghiera fu sostenuto il recupero degli edifici storici. Di conseguenza fu introdotta la possibilità di edificare nella “cavea naturale” del belvedere di Mappo La Croce un piccolo teatro all’aperto al fine di promuovere la cultura locale con l’ausilio del cinema. Nelle sale del castello furono immaginati i convegni, gli incontri e i dibattiti. Per i fini didattici fu agognata l’istituzione di una scuola professionale per l’edilizia specializzata nel recupero e nella manutenzione. Indiscutibilmente tale cosa avrebbe rappresentato una grande opportunità per tutta la Regione Campania.
Oltre al resto fu data ampia importanza anche al formaggio. Al fine di non far scomparire l’antica tradizione, il sindaco pensò di valorizzare l’attività legata alla lavorazione del cacio di pecora. Ancora adesso i suggerimenti contenuti all’interno dell’opuscolo, non hanno perso smalto. Addirittura sembra che siano stati pubblicati soltanto ieri. Ciò evidenzia lo spessore morale del grande sindaco De Masi; le sue illuminazioni sono percorribili tuttora. Nei primi anni ottanta il politico irpino si pose in un modo totalmente differente: fu innovativo e pragmatico.
Tuttavia il sindaco trovò sempre davanti degli ostacoli insormontabili. La minoranza ridimensionò le figurazioni perpetuate dal gruppo di maggioranza e con l’ausilio della stampa, andò in scena una piccina battaglia mediatica con tanto di botta e risposta. La DC criticò ampiamente il lavoro dei governanti e rilevò la scarsa propensione alla realtà delle mozioni; la Colomba, all’inverso, disapprovò la cosiddetta “Festa dell’amicizia” apparecchiata da Vittorio Ciampi. In pratica si iniziava a percepire l’eco della contesa politica; indubbiamente la campagna elettorale del 1985 ha rappresentato un vero spartiacque per Manocalzati. Con l’esaurimento dello stimolo propulsivo della Colomba s’instaurò la nuova gestione democristiana.
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