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  • Romeo Castiglione 9:41 am il 15 January 2014 Permalink | Rispondi
    Etichette: , , , , , , democrazia cristiana anni '80, elezioni comunali manocalzati 1985, estate romana, ferragosto a san barbato, festa dell'amicizia, il borgo antico di san barbato, , lavoro in irpinia, , , , marcialonga acli, , parco entologico, pittura estemporanea, pittura estemporanea manocalzati, , , progetto di recupero borgo san barbato, proposte politiche, regione campania, sagra del formaggio san barbato, sagra del formaggio san barbato manocalzati 1982, ,   

    Il borgo antico di San Barbato, l’ultimo sogno di Arturo De Masi 

    Il borgo antico di San BarbatoAll’inizio degli anni ’80 si avvertì con impeto il vento del cambiamento anche a Manocalzati. Arturo De Masi cercò di instaurare un rapporto diverso con la comunità; con una repentina sterzata modificò la rotta. Realmente riuscì a cogliere il vento di rinnovamento e si allineò su posizioni meno intransigenti. Pertanto organizzò alcuni eventi molti interessanti: tramite le idee tentò di aggregare le persone e diede una speranza diversa. Certamente si riuscì respirare in paese un clima disteso: in questo modo si superò serenamente il trauma inflitto dal terremoto.

    Il sindaco animò il dibattito è propose di continuo alcuni progetti affascinanti: indicò la rotta da intraprendere e s’impegnò alacremente per risollevare il morale del popolo. Anche in quel turbinoso periodo storico il leader della “Colomba” fu un punto di riferimento per tutti; sul suo volto apparve un’espressione felice. Egli trasmise ai consiglieri comunali un ottimismo inarrestabile e siffatta cosa si tramutò in proposte fattibili. Il primo cittadino ricostruì da capo l’essenza della comunità dopo il tragico sisma del 23 novembre del 1980; nondimeno lo fece con garbata cautela. Non cercò mai di essere invadente, all’inverso comprese il mutamento di costume e tramutò l’ondata di riflusso in pensieri percorribili e intelligenti.

    Nacquero così le serate dedicate al rilancio dell’Aglianico e del formaggio. Arturo De Masi fu un precursore della modernità giacché comprese l’importanza delle feste estive; in pratica fu presa da esempio la rinomata “Estate romana” germogliata dall’intuito dell’assessore Renato Nicolini. Sulla scia delle giovani mode provenienti dalla capitale il venti agosto del 1982 fu organizzata la prima sagra del pecorino nella frazione di San Barbato. Tramite questa importante iniziativa la cittadinanza riuscì a trascorrere dei momenti spensierati: fu messa da parte la tristezza e il cielo colmo di stelle cadenti contribuì a creare un’atmosfera da sogno. Tutta il popolo fu coinvolto nell’allestimento della sagra. Fu creato un grande carro di allegorico di paglia e fu proposta l’importanza della cultura contadina. Tuttavia si volle coniugare l’aspetto prettamente culinario con quello ludico e ricreativo; quindi fu proposta la “Rassegna Nazionale di Pittura Estemporanea” e fu pianificata dall’Unione Sportiva ACLI di Avellino la Marcialonga “Antichi borghi d’Irpinia”. Concretamente De Masi s’interessò per far mutare volto all’antica frazione del comune; intravide delle qualità nascoste e afferrò al volo l’opportunità di trasformare il piccolo centro. In più individuò un’area deputata agli insediamenti produttivi; provò a far emergere la sottile vocazione industriale dell’intera zona.

    A questo aggiunse la volontà di rimodellare San Barbato. Infatti, il quattordici settembre del 1981 fu protocollato il progetto di recupero e di valorizzazione del borgo antico. Purtroppo rimarrà l’ultimo desiderio incompiuto del sindaco; le cose non andarono per il verso giusto e il sogno si arenò definitivamente il 13 maggio del 1985 in seguito alla sconfitta elettorale della lista civica “Colomba”. Ad ogni modo è importante rileggere la bozza del progetto per riscoprire gli ultimi disegni dello storico politico irpino. In occasione della festa del pecorino l’amministrazione pubblicò un opuscolo con lo scopo di esporre il piano per lo sviluppo della frazione. Nell’introduzione Arturo De Masi si rivolse ai sanbarbatesi in modo gentile e mostrò il suo coinvolgimento per il rilancio del centro.  “Questa manifestazione di agosto non è certamente un motivo di divagazione. Lo hanno ben compreso i molti amici che hanno voluto onorarci del loro contributo per la realizzazione del primo Ferragosto a San Barbato, e ai quali va il mio e il vostro ringraziamento”. Così commentò il sindaco. Certamente le parole trovarono dimora nell’animo di tutte le persone del luogo. Nicola Gambino, invece, si occupò della parte storica e compose un breve profilo in riguardo alla vita della comunità; a margine fu collocato il piano di lavoro.

    Le visioni astratte si tramutarono in proposte concrete. Infatti, fu suggerita la costruzione di un “Parco etnologico” della civiltà pastorale e l’edificazione di un centro per lo studio del patrimonio folclorico. A tal punto fu presa da esempio la rivalutazione della musica tradizionale propugnata dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare; oltre al resto s’instaurò un piccolo contatto ideale con la cinematografia napoletana emergente rappresentata dal film “Immacolata e Concetta” di Salvatore Piscicelli.

    Ovviamente il turismo fu messo in primo piano. Per facilitare l’attività alberghiera fu sostenuto il recupero degli edifici storici. Di conseguenza fu introdotta la possibilità di edificare nella “cavea naturale” del belvedere di Mappo La Croce un piccolo teatro all’aperto al fine di promuovere la cultura locale con l’ausilio del cinema. Nelle sale del castello furono immaginati i convegni, gli incontri e i dibattiti. Per i fini didattici fu agognata l’istituzione di una scuola professionale per l’edilizia specializzata nel recupero e nella manutenzione. Indiscutibilmente tale cosa avrebbe rappresentato una grande opportunità per tutta la Regione Campania.

    Oltre al resto fu data ampia importanza anche al formaggio. Al fine di non far scomparire l’antica tradizione, il sindaco pensò di valorizzare l’attività legata alla lavorazione del cacio di pecora. Ancora adesso i suggerimenti contenuti all’interno dell’opuscolo, non hanno perso smalto. Addirittura sembra che siano stati pubblicati soltanto ieri. Ciò evidenzia lo spessore morale del grande sindaco De Masi; le sue illuminazioni sono percorribili tuttora. Nei primi anni ottanta il politico irpino si pose in un modo totalmente differente: fu innovativo e pragmatico.

    Tuttavia il sindaco trovò sempre davanti degli ostacoli insormontabili. La minoranza ridimensionò le figurazioni perpetuate dal gruppo di maggioranza e con l’ausilio della stampa, andò in scena una piccina battaglia mediatica con tanto di botta e risposta. La DC criticò ampiamente il lavoro dei governanti e rilevò la scarsa propensione alla realtà delle mozioni; la Colomba, all’inverso, disapprovò la cosiddetta “Festa dell’amicizia” apparecchiata da Vittorio Ciampi. In pratica si iniziava a percepire l’eco della contesa politica; indubbiamente la campagna elettorale del 1985 ha rappresentato un vero spartiacque per Manocalzati. Con l’esaurimento dello stimolo propulsivo della Colomba s’instaurò la nuova gestione democristiana.

     
  • Romeo Castiglione 10:36 am il 7 July 2010 Permalink | Rispondi
    Etichette: ambiente, antonio sacco, beni culturali, castello medievale di san barbato, comune di castelvetere, , enogastronomia, , , patrimonio storico, politiche di sviluppo, , regione campania, restauro, ristrutturazione, , san barbato ieri oggi e domani, scambi culturali, servizi turistici, teatro   

    Antonio Sacco: note da San Barbato 

    di Romeo Castiglione

    Antonio Sacco, dottore in beni culturali,funzionario della Regione Campania, dal 91 al 2003 nel servizio cultura addetto alle politiche di sviluppo di musei e biblioteche. In tale funzione nel programma regionale di scambi culturali è stato in delegazione  nella repubblica di Udmurtia, ex Unione Sovietica, dove nella capitale Izhevsk è stato interessato al costruendo museo etnografico. Cofirmatario del progetto “Centro Regionale Multimediale per la valorizzazione delle risorse culturali territoriali” di Mercogliano, la cui realizzazione ha visto impegnato uno dei massimi esperti sovrintendenti  ai beni culturali in campo nazionale: Jovannosky, ha collaborato con lo stesso e con altri esperti nel settore. Ideatore e progettista di due DVD sempre per conto della Regione Campania in collaborazione con la Provincia di Avellino: “ I Sanniti, gli avi dimenticati” e San Barbato “Ieri,Oggi e domani”

    Lei  è stato uno dei pochi che ha espresso dei dissensi sul metodo del  restauro del castello di San Barbato. Mi può spiegare i motivi?

     

    Il dissenso non è mai a favore o contro qualcuno o qualcosa per partito preso, ma è frutto di: ricerca, studio, analisi, esperienza e soprattutto, per quel che mi riguarda, accertamento dei fatti. Solo attraverso i fatti si arriva alla verità; scompaiono i fatti scompare la verità storica, resta solo un si dice vago. Al castello di San Barbato sono venuti a mancare i fatti. Ci siamo inventati un castello che prima non c’era, probabilmente ben riuscito non sta a me dirlo in alcuni particolari migliorativo rispetto al progetto iniziale, ma è pur sempre inventato. Il fatto mancante è appunto  il castello così com’era . E’ ovvio che per chi non conosce il fatto la “ricostruzione o ristrutturazione” va bene così. La differenza tra ristrutturazione e restauro sta nel fatto che: la prima interviene sul manufatto in modo invasivo determinando cambiamenti anche sostanziali a seconda dell’esigenza e dell’uso che se ne dovrà fare; il secondo interviene in modo scientifico, responsabile, nel rispetto del preesistente consolidandolo così come era, ricercando il fatto anche nella memoria collettiva della comunità. Il restauro è un’attività molto complessa che vede impegnati esperti nelle varie discipline dello scindere umano, che impegna uomini e mezzi  con particolare esperienza consolidata e collaudata. Credo che sia stata fatta un po’ di confusione tra restauro e ristrutturazione. Non voglio soffermarmi sugli elementi che disturbano il restauro, meglio dire la ristrutturazione come vengono più spesso definiti i lavori dalla comunità locale, per chi ne vuol sapere di più vada a verificare i fatti.    

    Come deve essere utilizzato?

     

    Due concetti complessi e variegati:

    Il bene culturale inteso nel suo significato più ampio, esteso, oltre che al patrimonio storico e archeologico, artistico e monumentale, anche all’ambiente, al paesaggio, all’artigianato, alla enogastronomia, al teatro, alla musica, al cinema, agli usi e costumi, alle biblioteche, agli archivi, ai musei, ecc.

    Il turismo percepito come politica della promozione, della diffusione e tutela dei beni culturali e ambientali, scienza dell’organizzazione e dell’accoglienza, studio della domanda e qualità dell’offerta, disoccupazione e formazione, macro e micro economia, occasione di incontro e creazione di nuova cultura.

    Il turismo culturale si fonda su di un’offerta organizzata d’attrazioni culturali rivolti ad un utenza dai variegati interessi. Le risorse culturali offrono materia per la realizzazione di prodotti turistici commerciali, con effetti diretti sullo sviluppo economico e sulle entrate del Comune. Nel settore le carenze sono individuate non tanto nella qualità dei beni, quanto negli strumenti d’orientamento della fruizione; c’è una domanda culturale esplicita sempre meno elementare e generica. Se a questa esigenza si può rispondere con un’informazione accattivante delle proprie risorse territoriali, con una buona accoglienza, un’eccellente ristorazione, buone strade con possibilità di ampi parcheggi e convenienza economica, il turista rimanendo soddisfatto, da visitatore diventa un moltiplicatore d’informazione facilitando l’arrivo di nuovi turisti e visitatori. E’ necessario che il comune investa nella promozione e fruizione delle proprie risorse culturali, migliorando tutti i servizi turistici ad essi collegati, dall’accoglienza ai trasporti, dalla ristorazione all’informazione,  trovando continue sinergie fra i protagonisti affinché la partecipazione nella gestione dei servizi per il turismo diventi un esercizio continuo e proficuo per tutti. Il  Comune è il primo ed essenziale titolare della conservazione, valorizzazione e gestione dei propri beni e ad esso è chiesto in ordine prioritario, di riappropriarsi di tutto ciò che è specificità ed identità storica di appartenenza, diversamente le nuove generazioni si creano altri miti e si rifanno ad altre culture nel tentativo, insito  nell’essere umano, di identificarsi, comunque in una cultura.

    E’ ovvio che in tutto questo il privato non può in alcun modo sostituirsi al pubblico avendo egli stesso,e per sua natura, altri obiettivi e altri scopi. Potremo continuare ancora, ma un esempio semplice: il recupero ed il restauro della “Cascina del Principe” in Avellino; ebbene per la semplice mostra di copie di alcune tele del Caravaggio ha prodotto circa trentatremila visite. La tragedia più grande per un bene culturale, essere gestito da un privato o ancora peggio essere adibito ad uffici pubblici. Questo uso scellerato farebbe ricadere il bene nel circuito restauro- degrado-intervento pubblico- restauro. Un esempio non lontano: la gestione scellerata del centro storico del comune di Castelvetere affidata ad un privato ha generato un debito a carico della comunità di centomila euro, e potremo continuare ancora.  Al contrario l’uso pubblico creerebbe un circuito virtuoso  basato su: restauro- conservazione e valorizzazione- sviluppo di attività economiche dirette e indotte (filiera dei beni culturali)- contribuzione alla salvaguardia del bene- gestione della risorsa

    Un giudizio su Manocalzati.

    Mi verrebbe di rispondere con una poesia del contemporaneo Arminio da Bisaccia, ma non voglio polemiche, mettiamola così: da San Barbato appare in lontananza, opaca. Non vedo una comunità attiva coinvolta in processi innovati di sviluppo economico e sociale, tutto ristagna in un oblio profondo; tutti a coltivare il proprio orticello senza curarsi del vicino o del bene comune;  a San Barbato è ancora peggio. Tutti impegnati in inutili polemiche contro o a favore, senza suggerimenti propositi. Il comune è amministrato da persone democraticamente elette dalla maggioranza dei cittadini e quindi in pieno diritto di fare scelte che ritengono opportune e quindi legittime. Certamente opinabili, ma sicuramente legittime. I cittadini esprimino il loro consenso o dissenso al momento opportuna: nelle urne. Quindi nessuna polemica: alberi si o alberi no; piazza si o piazza no, fontana si o fontana no, ecc.: lasciamoli lavorare, poi ognuno si regolerà come meglio crede.

     
  • Romeo Castiglione 12:58 pm il 7 June 2010 Permalink | Rispondi
    Etichette: attivismo politico, , , , cambiamento, cambiamento d, carmine gerardo gargiulo, concezione della politica, difficoltà di avellino, falsi perbenisti, impegno, impegno morale, impegno per l'irpinia, , , informazione, , irpinia di domani, irpinia verde, , , , , questione morale, rappresentanza, regione campania, , , sindaci, un'irpinia diversa, vivere civile   

    Un’Irpinia diversa 

    di Romeo Castiglione

    C’è qualcosa di particolare nel riflesso ondulato dei monti in lontananza. In questi giorni di inizio giugno sto pensando alla storia d’Irpinia, ai luoghi, ai rilievi.  Il promontorio di Montervergine è la cortina che delinea la valle : il Santuario, le asperità ruvide e il tappeto di alberi sono il simbolo della provincia. L’Irpinia verde è la sola mia passione. Sono nato in questa provincia, ci vivo; affronto i tanti problemi che quotidianamente rimbalzano sulle principali fonti di informazione. Politica, attualità, cronaca. Le difficoltà di questa area geografica sono tante. Sento il dovere di battermi per una diversa concezione della politica, del vivere civile, della rappresentanza; devo rimboccarmi le maniche (come sempre) , perché il percorso è arduo.Non mi piego, vado sempre avanti, convinto delle mie idee. Intorno a me, c’è una provincia che stenta : dal capoluogo alle più remote zone periferie (salvo poche eccezioni). L’affanno politico-amministrativo è evidente. Avellino  è afflitta da tremendi malanni; non è più la città degli anni passati. La vecchia Avellino, quella di Carmine Gerardo Gargiulo è un lontano ricordo. La città è malata : violenza, malaffare, criminalità. Gli episodi degli ultimi giorni hanno fatto notizia; attimi di panico al centro cittadino; quello che fa male è l’indifferenza. Avellino è nel baratro. Putroppo anche nei piccoli centri c’è tanto da lavorare.  Le logiche arcaiche che controllano i flussi sono dure da scardinare : nepotismo, clientelismo, ricchezza al potere, false promesse. C’è da abbattere un muro, non di gomma, ma solido e difficile da demolire.  Su queste pietre, su queste strade, su queste colline c’è la gente che non demorde, ma la politica è sorda. La politica è quella dei palazzi, della capacità economica, del potere come autorità. Il contorno è la classe dirigente mediocre : ruoli sbagliati, persone sbagliate, giornalisti improvvisati politici, partiti finti, trasformismo. La moralità è sotto i piedi; i deficit incolmabili di tante amministrazioni identificano l’essenza del modo di governare degli ultimi tempi : sperperi di denaro pubblico per opere mastodontiche, sfizi di sindaci con il desiderio di grandezza.  I nostri politici sono  piatti, senza idee, scialbi. L’Irpinia è calpestata perché pochi parlano di legalità; perché il rispetto delle regole non è all’ordine del giorno; perché davanti allo schifo più palese, i falsi perbenisti fanno finta di niente;perché chi ha gestito dall’alto, le sorti delle nostre comunità continua a godere del rispetto dei conterranei. Il desiderio di un’Irpinia più giusta non può svanire; la classe dirigente del futuro deve essere diversa. Immagino un’Irpinia legalitaria, giusta e onesta.

     
  • Romeo Castiglione 1:30 pm il 24 May 2010 Permalink | Rispondi
    Etichette: abate guglielmo de cesare, air, amministrazione comunale, amministrazione comunale di mercogliano, autonomismo, comune di mercogliano, dirigenza provinciale noi sud, fma, funicolare, funicolare a dentiera superga, funicolare di montevergine, , , l'oro di napoli, massimilano carullo, , , , , , raccolta firme fma, regione campania, , segretario noi sud, sindaco di mercogliano, superga, ustif,   

    La Funicolare di Montevergine è un bene da tutelare 

    di Romeo  Castiglione

    La Funicolare di Montevergine è riconducibile a qualcosa di antico, di bianco e nero. La storia recente della Funicolare parla di un pericolo chiusura; la notizia non bella è stata salutata con freddezza dalle varie fonti di informazione.  Probabilmente per la mancanza di “aderenza” giornalistica.

    Il trenino elettrico che conduce al Santuario riesuma memorie andate in soffitta. Ma senza la funicolare, Montevergine perde un aspetto evocativo di notevole importanza.

     Non riesco ad immaginare Montevergine senza la Funicolare. C’è un parallelismo con la dentiera del monte Superga in Piemonte; il mezzo di locomozione in causa è l’unico che trasmette una comunanza.

     Montevergine è una fonte per cineasti e per scrittori; il cinema ha reso omaggio al monte: dal cinema impegnato ai b-movies. La stessa Funicolare è ripresa da film datati (non film eccezionali).

    La Funicolare, ideata dall’abate Guglielmo De Cesare ha una sua ragione d’essere: la natura, il percorso, l’ascesa per la meditazione. Mi tornano in mente le stupende parole dello scrittore partenopeo Giuseppe Marotta; nell’Oro di Napoli c’è un capitolo denominato Montevergine. La descrizione impeccabile è una delle più belle in assoluto. Le prime parole del capitolo descrivono alla perfezione la montagna:Il Santuario di Montevergine sorge sul monte Partenio nella feracissima Irpinia, sta come un’arca sul mare dei castagneti e delle selve che gli ribolle intorno”.

    Mentre la Funicolare si “arrampica sulla montagna” lo spettacolo che avvolge il turista è stupendo; la verde e ferace (feracissima per Marotta) Irpinia si presta allo sguardo incantato. Nel “mare” di castagneti il “sottomarino” esplora la natura agreste.

     Più che altro è una questione di scelte; il valore da salvaguardare è la memoria storica.

     La politica è indirizzata verso altri argomenti.

     Il partito Noi Sud si sta muovendo per sollecitare la regione; il dirigente provinciale Michele Scibelli si è incontrato con l’amministrazione di Mercogliano guidata dal neo-sindaco Massimilano Carullo. Il portavoce ha spiegato l’iter procedurale del finanziamento: l’USTIF (ufficio speciale trasporti fissi) doveva concedere i fondi necessari per il sostentamento all’AIR, ente proprietario dell’impianto. Il ritardo del finanziamento può causare la chiusura nel mese di luglio del 2010.

     La storia dell’impianto accomuna tutti gli irpini. Noi Sud sta portando avanti questa battaglia; la negligenza degli altri schieramenti, impegnati nei problemucci da bottega rasenta il ridicolo.

     Noi Sud “occupa” gli spazi lasciati vacanti; un formicolio al servizio dei bisogni delle nostre terre. Dietro al caso funicolare c’è la volontà di rappresentare un fronte attivo, ne è la prova la raccolta firme per i lavoratori dell’FMA.

    In questo marasma generale non so se felicitarmi con la dirigenza di Noi Sud o non farlo. Da un lato sono contento, perché Noi Sud non è come il PD e il PDL; dall’altro sono rammaricato perché non è ammissibile l’immobilismo della classe dirigente.

     

    Alla notizia è stata data poca importanza; è compito della politica sollecitare chi di competenza. L’amministrazione comunale di Mercogliano è già attiva per risolvere la spinosa controversia: nel prossimo consiglio comunale, la funicolare sarà un ordine del giorno.

    Michele Scibelli ha messo in luce un problema ragguardevole. Nonostante tutto, è un politico pragmatico, identifica a pieno lo spirito di Noi Sud, sembra il dirigente più propenso alle esigenze territoriali.

    Il partito di Arturo Iannaccone non riesce ad entusiasmarmi (l’ideologia dell’autonomia non mi è mai piaciuta), però devo constatare che è un partito che parla di altro.

     
    • antonio capozzi 11:17 PM il 13 agosto 2010 Permalink | Rispondi

      Questo non l’avevo ancora letto. Credo che Mercogliano debba farsi un eseme di coscienza, non mollare Scibelli!

    • Emilio 3:29 PM il 23 agosto 2010 Permalink | Rispondi

      SCIBELLI, L’UOMO CHE DIVENTERA’ PARLAMENTARE!!! CI AZZECCO SEMPRE.

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