Un sindaco d’altri tempi

di Romeo Castiglione

La storia delle comunità locali è segnata profondamente dai sindaci. Il passato ritorna in auge con la riscoperta dei primi cittadini. Portare di nuovo all’attenzione della civiltà odierna esempi oramai andati in soffitta è una missione a dir poco arguta: il tempo cancella ogni frammento di memoria.

L’idea è arrivata in seguito all’intervista con l’ex vicesindaco di Candida, Generoso Pascucci, che in un passaggio ha ricordato la figura di Arturo De Masi, sindaco di Manocalzati dal 1965 al 1985. Ho deciso di aprire una piccola finestra sulla storia dell’Irpinia attraverso la ricostruzione delle gesta dei sindaci che, volente o nolente, hanno fatto epoca. Non è certamente un’impresa facile: è improponibile ripresentare modelli legati ad un tempo lontano; nonostante tutto, ci provo lo stesso, giusto per mettere in evidenza, nel bene e nel male simboli destituiti. Un piccolo spazio, all’interno del blog, un ponte con il passato, un laccio con il ‘900 (tenuto con forza, con la paura di farlo scivolare), un collegamento con la politica ideologica; una “pagina” di storia all’interno di un contenitore di argomenti d’attualità: fuori contesto e in tema nello stesso tempo.

Inizia questa rubrica con Arturo De Masi, sindaco atipico non omologabile agli altri; non è omologabile perché, come ha brillantemente dichiarato Generoso Pascucci, il sindaco De Masi è stato un sindaco non-democristiano. Tutto ha inizio nel 1965 con la vittoria contro Benedetto Tirone, esponente DC. La lista civica “Colomba” ideata e portata avanti da Arturo De Masi conquistò la maggioranza all’interno della comunità di Manocalzati. La colomba prese spunto probabilmente dall’idea della libertà e della pace; in un certo senso, si trattò di “civismo maturo”, orientato alla risoluzione dei problemi senza etichettature di potere.

Arturo De Masi era un uomo politico legato alla tradizione della destra, ma non è mai stato in contrasto con gli altri, anzi, ha sempre cercato nel corso della sua lunga carriera da sindaco di allargare il suo bagaglio politico. Con Arturo De Masi, Manocalzati ha assunto la morfologia che tutt’ora conserva; il sindaco riusciva ad ottenere finanziamenti regionali e statali. Alla regione Campania è ancora ricordato: salutava perfino l’usciere.

Nel 1966 ideò e realizzò il Monumento ai Caduti: per non indebitare il comune ci rimise di tasca propria; i fondi furono anche presi dagli emigranti degli Stati uniti d’America. “Un ponte ideale con l’America il monumento di Manocalzati, così scrisse il Tempo il 20 giugno 1966.  Fu inaugurato il 9 giugno e parteciparono all’evento il console americano di Napoli, Bynton, il prefetto di Avellino e le associazioni combattentistiche.

 Il 1969 fu l’anno della visita del poeta e scrittore statunitense John Ciardi, di origine manocalzatese; in quell’occasione gli fu data la cittadinanza onoraria e fu installata una targa commemorativa con una poesia sul paese (ancora oggi ben visibile nell’ex casa comunale). Le foto in bianco e nero descrivono meglio delle parole il momento vissuto. Sprazzi di vita già visti nei film di Germi e di Risi e nelle commedie hollywoodiane (quella signora dall’aspetto elegante con il tubino bianco evoca l’alterità di Audrey Hepburn); due mondi contrapposti, accomunati dalle origini e dalla terra madre. Si rinnovò il gemellaggio simbolico con i “Paisà”, accompagnato da una banda musicale e dalla presenza della gente del posto.

Altra epoca, altri orizzonti, il sindaco era come un padre di famiglia. L’immagine bonaria di Arturo De Masi era quella del classico uomo del sud: generoso, accomodante, pacificatore, tollerante. Il periodo aureo è stato quello che è andato dal 1970 al 1980. Mentre nelle principali città italiane, imperversava la rivolta e la contestazione, nei paesi meridionali si procedeva a rilento. Come ricordato, proprio da Pascucci, il ’68 in Campania si è avvertito intorno al1972. In quel periodo Manocalzati vedeva crescere sempre più il consenso intorno al suo sindaco. Il tumulto delle barricate era lontano dalle piazze dei paesi e dal modo di essere Irpino.

Il sindaco della gente, Arturo De Masi, riuscì nell’obiettivo di essere amato da tutti: regalava gelati ai bambini e risolveva i problemi dei cittadini. Aveva ottimi rapporti finanche con la minoranza: si rammentano aneddoti simpatici. Prendeva il caffè al bar Lanzara di Avellino con Felice De Benedetto dopo una litigata con lo stesso in paese. Le campagne elettorali erano il momento per misurare il grado di stima attorno al suo alone; inventava sempre nuovi motti e nuovi slogan: “Mangia oggi con chi ti offre da mangiare, che domani non ti vota!” simboleggiava la fugacità dei rapporti e “Un buon politico coltiva prima il nemico e poi l’amico” rappresentava il suo operato.

Negli anni settanta ci fu una grande espansione del settore artigianale: aumentarono le botteghe dei batti ferro e degli impagliatori, ora del tutto scomparse. Il sindaco previde l’area PIP nella zona di San Barbato; la sua lungimiranza politica si spinse fino all’ideazione di un polo gastronomico: nel 1982 progettò una rassegna culinaria con lo scopo di sostenere l’Aglianico. De Masi salì alla ribalta della cronaca nazionale per l’alto numero di denunce ricevute; nonostante sia sempre stato assolto di lui si sono interessati quotidiani nazionali come “Repubblica”. A questo possiamo aggiungere un’accusa di appropriamento indebito di finanziamento scaturita dalla donazione personale della somma ad un’impresa, onde evitare il dissesto finanziario del comune; quei soldi non ritornarono più al primo cittadino.

 L’incantesimo con il popolo si spezzò nel 1985: il medico democristiano Vittorio Ciampi riuscì a battere Arturo De Masi, dopo anni di potere incontrastato. Manocalzati cambiò rotta. A far perdere De Masi fu l’accusa rivolta per la mancata elargizione dei fondi stanziati dalla legge 219. Lo stesso De Masi ribadì la volontà di ridisegnare il paese sul modello di quelli svizzeri; l’unico piano di recupero approvato fu proprio quello di Manocalzati.

Morì l’8 marzo 1988. Quel giorno l’emittente locale Telenostra, allora guidata da Pasquale Grasso dedicò un ampio approfondimento sull’esperienza politica di Arturo De Masi: “Se n’è andato un sindaco storico”, così commentarono i giornalisti irpini. Tutto questo non trovò aderenza a Manocalzati (scherzi del destino): gli fu negata la sala consiliare come camera ardente. Tra alti e bassi, luci e ombre si chiuse un’epoca. Ancora adesso è ricordato ed ho trovato perfino le sue foto in molte case dei manocalzatesi: il segno tangibile della sua persona è ancora presente negli angoli degli appartamenti, sopra qualche caminetto e dietro le mensole cariche di piatti di porcellana.