Updates from novembre, 2010 Attiva/disattiva nidificazione dei commenti | Scorciatoie da tastiera

  • Romeo Castiglione 8:39 am il 27 November 2010 Permalink | Rispondi
    Etichette: , , , , , sant'angelo dei lombardi,   

    Giannino Di Stasio, dentro l’Irpinia 

    di Romeo Castiglione

    Conservo con cura un libro che mi ha regalato mio nonno. Sono un lettore incallito e preferisco leggere i libri considerati a torto “minori”. Ho sempre preferito, in tutti i campi, le cose meno conosciute: dalla musica al cinema, dalla letteratura allo sport. In questo spazio riesco a trovare la mia dimensione.

    Nei libri vecchi, dimenticati, fuori moda, riconosco il peso del passato. Un’opera “antica” si individua subito: ha pieghe, pagine segnate, fogli ingialliti. La mia libreria è riempita da libri di ogni contesto storico; accanto all’ultimo lavoro di uno scrittore è collocato un romanzo, un saggio di un altro periodo. Forse, il modo di raccogliere e catalogare gli scritti, in un certo senso, corrisponde alla mia personalità: uno sguardo avanti e uno dietro. “Dentro l’Irpinia” di Giannio Di Stasio è uno dei miei libri preferiti. Lo colloco nelle posizioni alte della mia classifica. Mi piace per una serie di motivi: è dedicato all’Irpinia, parla di un altro Sud, descrive la vita contadina, analizza i rapporti tra le persone dei paesi. In sostanza, si tratta di un libro “completo” ed esaustivo.

    L’Irpinia di Di Stasio non c’è più: è stata spazzata via dalla modernità, dalla tecnologia, dal benessere. L’Irpinia “registrata” nel libro è molto affascinante: un “romanzo” per pochi, un’èlite al contrario. Di Stasio è andato contro corrente, ha scelto una strada tortuosa in un periodo (inizio anni ’80) di massima apertura al “nuovismo”; lo scrittore è rimasto nelle sue cose, nella sua terra, ha raccolto i cocci di un dramma ancora vivo. Sant’Angelo dei Lombari, pochi mesi dal terremoto. La forza per rialzarsi è stata tanta. Non c’è stato tempo per il mondo: è svanito un contesto in un “amen”, la Tradizione è stata recisa come una ciocca di capelli.

    L’ordine, immutabile e fisso, ha ceduto il posto al vuoto. Soltanto quando tocchiamo le macere, torniamo indietro. Più tocchiamo il moderno più vogliamo tornare indietro; più guardiamo la catastrofe più desideriamo la calma di ieri. La magia del libro risiede nella trama psicologica: un preludio pregno di presente e un tuffo nel tempo andato.

    Non c’è altro che l’immaginazione, non c’è altra strada. Soltanto l’immaginazione riesce ad alleviare i dolori atroci. Quanto senti che non ci sono speranze ritrovi la forza dentro. All’imminente che incombe si risponde con la nostalgia. E come flash-back appaiono e scompaiono (sempre guardando le macerie) i volti dei contadini, scavati, solcati dal sole e dalla pioggia, ritorna l’aratro, la fatica della terra, la semina, la raccolta, la scansione di un rito sempre uguale. Una terra amara e cattiva: l’uragano dal nome immigrazione ha prodotto soltanto distacco. Le lettere riprodotte ad una ad una nel libro sono reperti interessanti; attraverso le righe si riconosce la sofferenza, il pianto e lo sgomento. Le fotografie lontane e vicine “parlano da sole”: la fierezza è l’unico conduttore che alimenta la volontà del popolo irpino.

    Gli elementi valoriali sono stati volutamente repressi dal moderno: la famiglia allargata è un lontano ricordo, nei casolari pochi ancora resistono alle intemperie. L’albero genealogico non è più incorniciato e affisso ai muri dei saloni. Il ruolo della donna è stato di vitale importanza: tutto passava dalla tempra delle madri di un tempo. L’archetipo della terra è stato sostituito. Così anche la piazza (totem del luogo) e la festa. Una rivoluzione lenta ha rimescolato le carte ed ha facilitato la strada all’omologazione culturale.

    Resiste ancora una parte d’Irpinia antica, ma è minoritaria. Lo scrittore ha percepito il mutamento ed ha radiografato il vecchio per farlo tramandare ai posteri. Per questo motivo conservo con cura “Dentro l’Irpinia”. Le pagine che riempiono l’opera sono la narrazione della vita sconfitta. Se guardo con attenzione la fotografia in copertina avverto l’essenza dell’intera opera: l’immagine è stata scattata probabilmente negli anni settanta e raffigura un matrimonio di paese. Un corteo di persone segue gli sposi e i colori acquerellati donano al quadretto un atmosfera da technicolor. Il cielo bianco e gli alberi vuoti rendono anche limpida la stagione: l’inverno. Un matrimonio in inverno, sulla piazza di una paese dell’Irpinia.

     
  • Romeo Castiglione 4:51 pm il 25 November 2010 Permalink | Rispondi
    Etichette:   

    Emarginiamo il giornalista bravo 

    di Simone Aversano

    Lungo i corridoi della Facoltà di Giurisprudenza dove fino all’anno scorso facevamo battaglie ed iniziative studentesche di attivismo ed informazione, mi ritrovo oggi a fare quattro chiacchiere con il mio amico e collega di Scienze Politiche, in una pausa dallo studio. Romeo Castiglione è di Candida, in provincia di Avellino, a cinque minuti di macchina da Atripalda. Ha un blog su WordPress dedicato alla sua terra, si chiama “L’Irpinia che vuole cambiare”. E’ in corsa per conseguire il tesserino da giornalista pubblicista perchè da alcuni mesi scrive per il settimanale di Atripalda Il Sabato. Della sua attività giornalistica so molte cose, me ne parla spesso. Mi racconta che va in giro per i paesi del circondario ad intervistare politici, consiglieri comunali, leader di movimenti civici e di liste. Con un semplice blog, nato e cresciuto senza lo straccio di una pubblicità cartacea in qualsivoglia posto, è riuscito a far emergere un movimento che si legge tra le sue righe: quello dei personaggi politici della sua terra che meritano attenzione perchè sono giovani, volenterosi, con un’idea in testa. Romeo non intervista mai solo una parte politica nè soltanto gli “amici suoi”. Romeo ha un’idea politica ma non ha tessere di partito, ascolta tutti ma l’unica cosa che lo blocca ad un certo punto è l’indignazione. Quando scopre che qualcuno delle sue zone, qualche consigliere o assessore, ha tenuto una condotta fuori dalla legalità, lui si indigna. Ci mette un nano-secondo, e non cambia idea finchè qualcuno non gli dimostra che non è successo quello che credeva lui. Quindi non cambia idea mai. Non conosco nessuno che sappia indignarsi come lui. Lui non intervista quelli che conosce, ma al contrario si è messo sul campo, da solo e partendo da zero, ed ha raccolto la conoscenza di tutti quelli che potevano rientrare nella sua orbita di interviste, dialoghi, approfondimenti. Sul suo blog sono passate mille voci che involontariamente raccontano un territorio e fotografano una società, degradata ed abbandonata ancora negli anni dieci del duemila. Romeo non vuole cambiare l’Irpinia, vuole raccontare l’Irpinia che ha voglia di cambiare.

    Mentre passeggiamo lungo i corridoi dell’università a Benevento, mi racconta che le cose vanno male. Ha voluto cancellarsi da Facebook, dove interagiva soprattutto con i politici locali e i sostenitori del suo blog e lo usava per lo più per far girare i suoi articoli e commenti. Si è cancellato perchè, mi dice, nessuno gli rivolgeva più la parola. Di decine di persone fino a ieri interessate alle sue profonde e viscerali riflessioni ed ai suoi articoli del blog, oggi non ne è quasi rimasta nemmeno una. Consiglieri comunali che ieri cliccavano spessissimo su “Mi piace”, oggi sono spariti. Politici che ieri commentavano gli articoli sul suo blog, oggi non hanno lasciato neanche la propria ombra. Romeo mi racconta che settimana dopo settimana tutti hanno rotto i ponti con lui. E mi racconta il perchè: ha dato fastidio, ha raccontato i fatti che vedeva intorno a lui, ha denunciato i problemi dei territori e delle piccole comunità irpine. Questo non è andato giù ai politici locali, non a quelli che sono abituati ad essere “attaccati” solo dagli avversari politici. Romeo ha una sua idea politica, ma non si riconosce nella politica che c’è oggi e non ha tessere di partito. Quando gli parlano di politica, lui guarda le cose da una prospettiva radicale: analizza molecola per molecola il pensiero e l’azione di chi parla e solo se quella persona appare completamente limpida, Romeo si fida e comincia a provarne stima. Altrimenti cresce in lui l’indignazione. E all’indignazione Romeo dà sfogo con la denuncia, con la penna appuntita, con il racconto di quello che non va e di come le cose potrebbero essere migliorate. Nell’Irpinia raccontata da Romeo ci sono comuni che non pubblicano gli atti nell’albo pretorio online, assessori ai lavori pubblici che bloccano una strada per rimetterla a nuovo firmando l’ordinanza la sera per la mattina senza dare spiegazioni, cave di montagna abbandonate nel degrado e nessuno fa niente, stradine dissestate che rimangono così come sono per anni, soldi pubblici che soddisfano gli interessi privati dei soliti amici degli amici. Nell’Irpinia che Romeo osserva manca la discussione politica, mancano le speranze per i giovani, c’è troppa ipocrisia, troppo tornaconto, troppi sprechi di denaro pubblico, troppo menefreghisimo da parte della gente. Nell’Irpinia che Romeo vorrebbe veder cambiare c’è tanto, troppo clientelismo.

    A Romeo, forse per metterlo a tacere nelle sue continue denunce indirizzate indiscriminatamente contro questo o quell’assessore o consigliere dei vari comuni dell’hinterland avellinese, hanno proposto di tutto: la partecipazione fissa ad un programma televisivo, una candidatura alle prossime elezioni, un posto importante nei ranghi di un partito, visibilità in ambito locale, un invito ad una festa della mondanità politica locale. Romeo non ha dovuto neppure prendersi il tempo di decidere cosa fare, tutto quello che gli era stato promesso gli è stato anche tolto un attimo dopo, non appena i magnanimi signori si sono accorti che nonostante l’offerta continuava a non stare zitto. Continuava a denunciare le piccole e grandi carenze di una terra che cammina sulle ginocchia da decenni.

    E così Romeo è rimasto solo. Apparentemente solo. Lasciato solo da chi voleva soltanto utilizzarlo a propri fini, per tenere sotto controllo una voce libera di quelle che vanno ancora a consumarsi le scarpe per la strada, e a sporcarsi i pantaloni sul territorio, per poter raccontare. Hanno provato la solita strategia, emarginare il giornalista bravo che non si era allineato col potere. Ora tocca a Romeo vincere la sua battaglia: continuare a scrivere e denunciare, continuare a dire le cose come stanno, senza temere le false amicizie degli pseudo-potenti nè le possibili ritorsioni dei politicanti senza scrupoli. Perchè l’Irpinia deve cambiare.

    http://simoneaversano.wordpress.com/2010/11/25/emarginiamo-il-giornalista-bravo/

     
    • MICHELE DI CARLO 7:12 PM il 25 novembre 2010 Permalink | Rispondi

      La politica “è na carta sporca”. Credere che chi si candida ad assumere un ruolo nei vari enti locali, come molti personaggi intervistati in questo blog, fossero esenti da contaminazioni clientelari vuol dire credere nel mondo delle favole. LA POLITICA OGGI E’ UN INVESTIMENTO, Credi che ancora ci sia qualche politico che coltiva i suoi ideali ??? Oltre questo va considerato che la Campania, come altre Regioni del Sud E’ DA COMMISSARIARE. Che i vari enti locali pullulano di pregiudicati. OCCORRE RIPARTIRE DA ZERO. Bisogna mettere da parte i vecchi volponi e dare spazio alle giovani leve. Per questo c’è bisogno di un governo militare d transizione.

  • Romeo Castiglione 8:09 pm il 16 November 2010 Permalink | Rispondi
    Etichette: , , ,   

    Il mese di novembre 

    Novembre. Le foglie ai margini delle strade disegnano i giorni. Tra tutti, novembre è il mese più malinconico e triste: aromi, caldarroste, colori tenui, alberi scarni. Novembre somiglia ad una foto sbiadita, dimenticata. Un bianco e nero sgranato. Non piace perché è in perenne transizione: è distante dal Natale, nonostante le timide insegne e le prime lucette. È poco considerato perché non è come Ottobre e non è come Dicembre; è soltanto una via di mezzo e pertanto è privo di interesse. In Irpinia questo mese è legato al dramma. “Poi la vetta buia delle scale e grandi ombre sulle volte tormentate, ricordo di un terremoto in qui giorni di novembre”. Così cantava Ivan Graziani nel 1976 (I giorni di novembre), quattro anni prima della tragedia. Come un veggente, il compianto cantautore abruzzese si è stagliato nella realtà. Il novembre irpino è intriso di cattivi ricordi, di storie cupe. Il 1980 è stato l’anno spartiacque: questa terra ha mutato pelle.  “Lo venni a sapere nel cuore della notte di quella sera del ventitrè novembre del mille e novecento e ottanta. La terra dalle tue parti ha tremato, forte forte, troppo forte“. Queste le prime parole del libro di Giannino Di Stasio, “Dentro l’Irpinia“. Parole severe, austere, tetre, come novembre. In un solo istante tutto è stato sostituito, trasformato.

     
c
scrivi un nuovo post
j
post successivo/commento successivo
k
post precedente/commento precedente
r
Rispondi
e
Modifica
o
mostra/nascondi commenti
t
torna a inizio pagina
l
vai all'accesso
h
mostra/nascondi aiuto
shift + esc
Annulla