Updates from febbraio, 2014 Attiva/disattiva nidificazione dei commenti | Scorciatoie da tastiera

  • Romeo Castiglione 9:01 am il 6 February 2014 Permalink | Rispondi
    Etichette: adolfo de benedetto, artuto de masi, avvocato adolfo de benedetto manocalzati, belgirate, , , congresso DC napoli 1954, , e napoli canta, , elezioni amministrative manocalzati 1975, felice de benedictis, felice de benedictis manocalzati, , , guerico russo, guerico russo manocalzati, guerico russo manocalzati avellino, ingegner guerico russo avellino, ingegner guerico russo manolcazati, , jeeter lester, le vie del tabacco, , , palestra comunale manocalzati, , partito socialdemocratico, , , sindaco bendetto tirone, sinistra di base, sinistra di base 1953   

    Il ricordo di Guerico Russo a due anni dalla scomparsa 

    Guerico RussoEclissato tra le carte disegnò i suoi progetti e soltanto una lampada illuminò le sue chimere. Nel corso degli anni l’ho sempre immaginato dietro a un vecchio tavolo da disegno, uno simile a quello che compare all’interno del film “Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi”. Proprio così. L’ingegnere si laureò all’inizio degli anni ’50 all’Università di Napoli “Federico II” e la sua giovinezza fu contraddistinta dalle squadrette, dalle puntine, dalle matite e dai calcoli matematici. Si definì sempre un professionista di vecchio stampo.

    Istintivamente compare davanti a me la nuvola magica del passato e in modo nitido riesco a scorgere il profilo di Guerico Russo. Si spense in silenzio il 7 febbraio del 2012 fra l’imponente coltre di neve che colpì l’Irpinia. Afferrai la tetra notizia in un plumbeo primo pomeriggio; spensi a improvviso la televisione e scomparve tutto il trambusto dei programmi d’intrattenimento. Rimasi avvolto nei miei pensieri e commemorai i momenti trascorsi in sua compagnia. Sbucarono a tal punto gli assolati giorni dell’estate del 2005; parlai con lui tante volte sopra una panchina di marmo collocata nel giardino della sua villa. Forse in quelle occasioni imparai ad apprezzare le sue doti umane. Lo vidi per l’ultima volta nel mese di dicembre del 2011 ad Atripalda. Gli strinsi la mano e afferrai il peso della sua esperienza umana. Poi andò via e si dileguò tra la folla con un passo lento. In automobile pensai alla vita, alla crudeltà dei nostri strani giorni. Compresi la caducità delle cose. Però non potrò mai dimenticare il suo insegnamento.

    Mi raccontò i suoi sacrifici. Rammentò il buio periodo del dopoguerra pervaso dalla miseria. Dopo il diploma s’iscrisse alla facoltà di Ingegneria Meccanica del politecnico e trascorse un periodo felice. Visse nel capoluogo campano e iniziò ad amare la canzone napoletana: stimò molto Roberto Murolo. Amò inoltre il film“…E Napoli canta” con Giacomo Rondinella e con Virna Lisi. Nel periodo libero frequentò i locali musicali e strinse amicizia con altri studenti provenienti dalle altre città del Sud.

    In quegli anni cominciò a interessarsi di politica. S’iscrisse nella Democrazia Cristiana e si collocò nella sinistra di base. Diventò un attivista della base nel 1954 dopo aver assistito al congresso del partito a Napoli. Intensamente mi espose le idee essenziali della sua corrente: germogliò il 27 settembre del 1953 a Belgirate grazie a Marcora, Galloni, Ripamonti e Chiarante; in seguito aderì anche Ciriaco De Mita. Nondimeno il punto di riferimento dell’ingegnere fu Fiorentino Sullo. Tra un esame e l’altro approfondì con avidità alcuni testi importanti come “L’uomo e lo stato” di Jaques Maritain.

    Sempre nel 1954 si candidò per la prima volta alle elezioni amministrative di Manocalzati con la DC e fu eletto in consiglio comunale. Il capolista fu Benedetto Tirone e la sua formazione si fronteggiò contro quella monarchica del sindaco uscente Giuseppe Del Mauro. Nel 1959 riuscì a essere rieletto e continuò ad amministrare il Comune. Tuttavia nel 1964 il suo gruppo perse contro la “Colomba” di Arturo De Masi e Guerico con 603 preferenze fu il più votato del partito; per tale motivo entrò nella minoranza. Negli anni ’60 progettò la Palestra Comunale: ancora adesso è funzionale e non presenta segni di cedimento. Realmente fu progettata con criteri moderni. Fino agli ultimi giorni della sua esistenza ha continuato a lavorare ed ha elaborato innumerevoli idee; ha tratteggiato lungo i fogli lucidi il futuro di Manocalzati.

    Fu il primo reggente del movimento centrista in paese e diventò il referente dei più importanti politici. Nel 1970 tentò di placare la protesta nel partito in seguito al tesseramento dei personaggi di destra legati al sindaco Arturo De Masi. L’ingegnere andò diverse volte nella segreteria di Avellino per esternare il suo sconforto sulla situazione ma servì a poco; i vertici provincali non ostacolarono più di tanto l’amministrazione in carica. Nel 1972 fu aperta la prima sezione in paese e fu nominato segretario il dottor Vittorio Ciampi. Tramite la sua opera fu possibile cancellare dalla lista degli iscritti i fiancheggiatori della maggioranza. Guerico Russo in seguito a quell’esperienza si ritirò dall’agone politico.

    Nel 1974 seguì Fiorentino Sullo nel PSDI e dall’esterno continuò a votarlo. L’ex ministro non riuscì a comprendere i meccanismi che determinarono l’ascesa di De Mita, Mancino e Bianco; di conseguenza perse la leadership durante un consiglio provinciale della DC. Addirittura non condivise la posizione del partito sul divorzio e preferì approdare in altri lidi. A Manocalzati animò la sede del sole nascente l’ex assessore Felice De Benedictis. Alle elezioni amministrative del 1975 la socialdemocrazia trovò un accordo con lo scudo crociato e fu presentata una coalizione con i due simboli: fu capeggiata dall’avvocato Adolfo De Benedetto ma vinse nuovamente Arturo De Masi con la Colomba.

    Nello stesso tempo Guerico Russo continuò a tenere i rapporti con la sinistra di base. Con passione animò il dibattito nelle grandi stanze della sede avellinese di Via Tagliamento e presenziò ai comizi. Egli fu sempre un democristiano convinto e non tradì mai i valori della sua corrente: si definì sempre il primo basista del paese e a me piace ricordarlo così. Nelle discussioni accentuò sempre la sua collocazione idelogica. Concepì la politica alla stregua di una vicenda sentimentale e criticò in ogni circostanza gli avventurieri e i falsi moralisti.

    Sento la mancanza delle sue movenze teatrali. Sarebbe stato certamente un buon attore e non avrebbe sfigurato all’interno delle commedie di Eduardo. Approssimativamente paragono la sua sagoma a quella di Jeeter Lester del lungometraggio “La via del tabacco”. L’ingegnere condivise il fatalismo: si adeguò al ritmo blando della routine comunale, non aizzò mai gli animi e non lottò contro i mulini a vento. Fu garbato, discreto: amò la parsimonia. Fu poco legato alla moda e alla bella vita: si vestì con sobrietà. Solitamente indossava un completo beige dai toni slavati. Badò ancor meno alle automobili e disprezzò il mito “futurista” della velocità. La voce piagnucolosa e lo sguardo vago hanno contribuito a creare il personaggio. Appunto per questo ricorda le figure di spicco dei libri fantastici di Lewis Carrol. Il suo ritmo fiacco nell’incedere non andrà mai via dal mio animo.

     
  • Romeo Castiglione 3:43 pm il 14 February 2012 Permalink | Rispondi
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    Ciao ingegnere 

    Il 7 febbraio è venuto a mancare l’ingegnere Guerico Russo. Si è spento in silenzio ed ha lasciato il mondo in inverno.

    Rimarrà una manciata di ricordi. Resteranno le lunghe chiacchierate e i tanti incoraggiamenti. L’ingegnere mi ha parlato del suo passato ed io ho sempre ascoltato con attenzione: ha frequentato l’università di Napoli negli anni ’50, ha fatto politica ed ha esercitato con passione la sua professione. Si è sempre definito un ingegnere vecchio stampo e un politico alla maniera passata.

    I discorsi partivano proprio dalla politica: rimanevamo anche ore a parlare. Si candidò alle elezioni comunali a Manocalzati nel 1952 con la Democrazia Cristiana capeggiata da Benedetto Tirone (allora non c’era ancora l’elezione diretta del sindaco). Contro la sua lista si presentò il sindaco uscente Giuseppe Del Mauro con una formazione di destra composta da monarchici e da missini. L’ingegnere era un democristiano convinto e mi ha costantemente descritto le cose dal suo punto di vista.

    Mi ha narrato una Manocalzati lontanta, mi ha raccontato la sua esperienza universitaria e mi ha dato sempre saggi consigli in tutti i campi.

    Nell’estate del 2005 mise a disposizione la sua casa per fare suonare il mio gruppo musicale; grazie a quell’esperienza raccolse la simpatia di tutti i ragazzi. Non ho mai dimenticato l’ospitalità di quei giorni estivi.

    L’ho visto per l’ultima volta ad Atripalda un paio di mesi fa. Mi ha stretto la mano ed ho sentito il peso dei suoi anni. La vita cancella, porta via, demolisce. Non ritorna niente indietro. Il presente è come la pioggia: rimuove i passi lasciati alle spalle.  

    Probabilmente le lunghe discussioni con lui mi mancheranno.

     
  • Romeo Castiglione 5:24 pm il 15 July 2011 Permalink | Rispondi
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    L’alternativa 

    Con l’arrivo dell’estate la vita politica locale ha subìto un rallentamento dovuto alla mancanza di argomenti. In effetti, è proprio così. Manca proprio tutto e bisogna ripartire, realmente, da zero. Il tempo a disposizione è tanto.

    In autunno riprenderà la solita routine e certamente non mancheranno i soliti scontri, figli più che altro di una divisione soltanto fittizia; non ci sono divergenze e non ci sono proposte valide. Dopo l’abbaglio dell’ultima tornata elettorale ho capito che è mutato poco o nulla: alcuni comportamenti si commentano da soli e non c’è bisogno di aggiungere altro.

    Ho creduto in una visione diversa da quella dell’attuale maggioranza ma il progetto “altro” si è dimostrato controproducente. Ho scelto il “meno peggio”: adesso, però, ho compreso la dimensione eclatante della sconfitta e dello scarto…

    Non c’è stato il meno peggio.

    Quindi, archiviata questa triste tornata elettorale si ritorna alle solite cose. Forse il tempo è maturo per un progetto innovativo. Adesso bisogna soltanto raccogliere i cocci delle cattive esperienze politiche di questi anni e buttarli via.

    Si parte dunque. Ma in una chiara ottica bipartisan poiché l’obiettivo è differente. Al momento, come ho ribadito, non mi sento rappresentato da nessuno. Si inizia con la politica dal basso, con proposte serie ed efficaci. L’alternativa si avvia in questo modo.

    L’autunno sicuramente porterà una ventata di novità in paese.

     
    • sabino 9:59 PM il 19 luglio 2011 Permalink | Rispondi

      Speriamo in un nuovo movimento ….

  • Romeo Castiglione 6:21 am il 8 May 2011 Permalink | Rispondi
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    La festa di San Marco 

     

    Carte, odori, vapori, profumi, caramello, nocciole americaneLa festa è un crogiuolo di odori e suoni. Non un giorno qualsiasi, ma il giorno del cerimoniale. La ricorrenza accresce lo spirito comunitario e dà in dono un segmento differente.

    Si avvicendano gli stessi sogni nell’arco della durata; i semplici gesti obliati impongono il rinvio al tempo smarrito.

    Sono attimi di malinconia dolce, di felicità smorzata. Tutto si muove nel senso inverso a quello abitudinario e viene meno l’esigenza del ritmo giornaliero. Il suono delle campane crea un connubio ideale con i desideri di gaiezza: alla identica maniera di un volatile frastornato dall’aria disuguale e dal clima tiepido.

    Un susseguirsi di luci e bancarelle. Lungo i margini una folla in movimento che somiglia ad un quadro futurista. Si avverte il sentore delle cose sane e belle: davanti alla chiesa si raduna il popolo in attesa della processione solenne. La statua di San Marco è un emblema immodificabile. Al cospetto di tutto ciò trovo unicamente il cammino della riflessione.

    Le lancette procedono spietate. Nella testa si rincorrono le sembianze delle occasioni andate. È fuggita via, purtroppo, la fase dell’indugio; non mi allettano più le luminarie sempre identiche, neanche il brusio delle emozioni spicciole.

    La pioggia non porta il rimorso, il sapore aspro sembra troppo lontano ma, ahimè, ho voglia di sentire nuovamente la fragranza della strada bagnata nel pomeriggio.

     
  • Romeo Castiglione 5:48 pm il 15 March 2011 Permalink | Rispondi
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    Remote origini 

    Ho convissuto a lungo con il mito di una poesia dedicata a Manocalzati. Un alone misterioso e tenebroso mi ha avvolto per tutta la fase adolescenziale. Squarci lirici ibernati: lievi battiti d’ali. I versi provengono dagli anni ’60 più esotici. Respiri nostalgici per una località mai vista e sempre presente; aperture solenni e spazi estesi.

     Gloved hand. Titolo vellutato e fortemente fiabesco. La mano è un simulacro epico scolpito sulla pietra. La genesi anonima è l’eterno cruccio del concetto vacante; sosta nelle cose nonostante il ripetersi del giorno e della notte.

    Nella figurazione dell’autore John Ciardi veglia perenne il senso di turbamento. Vigorosa curiosità e temperato sbigottimento. E quel tuffatore pendente l’ho sempre collegato nelle mie chimere al manufatto di Paestum. Perché è stato ritrovato nel momento della contestazione, perché è un emblema della Magna Grecia e perché è pregno di brezza mediterranea.

    I versi, colmi di sfumature e di allusioni, percuotono la deduzione a tal punto da far perdere la bussola. L’estensione della parola trapela l’elegia. Come nel giugno del 1969: un sindaco, un artista, una banda musicale di marinai. Non c’ero perché non ero ancora nato, ma quei suoni di festa sono nella mia parte più cara. Le bandiere, il bianco robusto degli scatti di una mattinata assolata, la meraviglia di un evento non consuetudinario.

    L’età trascorsa ha trattenuto nelle venature locali gli zigzaganti pensieri dell’american poet; si conservano nelle pieghe delle strade e delle tratte. L’impalcatura invisibile che tiene unite le generazioni di ieri e di oggi, quelle viaggianti e quelle ancorate è retta dalle suggestioni.

    La stuzzichevole dedica è ornata dal traffico di Boston, dove i rumori si mescolano alle voci della metropoli. Trapassa il mare soltanto l’affetto per le origini, se pur lontanissime e remote. Nel momento dell’ultima chiamata, la domenica di Pasqua del 1986, sono ritornate insieme le due realtà.

    Certamente la viscerale e profonda lirica si identifica con l’amorevolezza del letterato statunitense. Mantiene nelle fotografie una posa da scrittore tediato, da intellettuale sincero. La musica della canzone “Hand in glove” (1984) degli Smiths può adagiarsi bene con la poesia. D’amore e d’accordo nell’interpretazione, mano e guanto.

     
  • Romeo Castiglione 10:22 am il 18 February 2011 Permalink | Rispondi
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    Manocalzati e l’Eldorado degli anni ’80 

    Il 13 maggio del 1985 il medico Vittorio Ciampi, con la lista della Democrazia Cristiana, diventò il sindaco di Manocalzati. Dopo un ventennio fu sradicato il potere incontrastato del compianto Arturo De Masi e si misero le basi per uno sviluppo innovativo. In quel periodo si verificarono alcuni episodi importanti: le congiunture e i fattori spinsero verso la vittoria della DC. Non si può considerare e analizzare il contesto in questione senza l’ausilio degli elementi che, in sostanza hanno inciso.

    Sul tavolo della storia, prettamente locale, s’inserirono numerosi aggreganti. Il pieno appoggio dei vertici della Democrazia Cristiana fu decisivo e il terremoto del 1980 portò sulla scena politica nuove problematiche. Intorno al 1985 il potere della DC locale arrivò su cime, probabilmente mai raggiunte, e si riuscì a compiere anche a Manocalzati il sorpasso in giunta. Lo stimolo fu dato dalle nuove richieste di un elettorato in continua variazione.

    Il voto alla DC nelle elezioni del 1985 ha convertito in politichese la domanda proveniente da un ampio strato della popolazione: bassa propensione verso l’ideologia e prominenza del privato. Vittorio Ciampi riuscì a percepire le nuove domande della popolazione. Così si creò una frattura.

    I protagonisti dell’aspra contesa del 1985 ricordano ancora gli aneddoti simpatici. Negli ultimi giorni della campagna elettorale il gruppo giovanile democristiano tappezzò la Piazza Via Petro Picone con stendardi e con bandiere. La partecipazione politica coinvolse numerosi cittadini e il motto “Uniti per cambiare” impresso sui manifesti e sui volantini simboleggiò la volontà di rinnovamento.

    L’inquadramento dei giovani e di tutto il tessuto sociale è sempre stato una caratteristica dei partiti di massa. La sede locale della DC svolse l’aspetto ludico e quello ricreativo. “Tutto per il partito”, con questo motto può essere sintetizzato il fenomeno; la squadra di calcio “Libertas” e gli eventi sportivi in generale furono i principali attrattori per un alto numero di ragazzi.

    Insieme alle attività giovanili si riuscirono anche a realizzare le cosiddette “Feste dell’amicizia”. Gli eventi furono incentrati sul divertimento sulla discussione e sulla musica. La canzone “Amico è” di Dario Baldan Bembo divenne la colonna sonora delle tante partite: La musica alta all’interno delle macchine alternava la canzone alle comunicazioni dei comizi.

    La visione di fondo della DC manocalzatese non si discostò da quella provinciale. Il mito del benessere contagiò una moltitudine di categorie professionali. La famiglia, la casa, il lavoro e la comunità furono le coordinate del partito in pillole. Ovviamente la Chiesa ebbe un ruolo importante; finanche nel decennio del disimpegno si tentò di far breccia per il voto cattolico. In sintesi, il pensiero democristiano degli anni ’80 in Irpinia fu un lungo e dolce sogno quasi “americano”. L’ottimismo contagioso ispirato al film “La vita è una cosa meravigliosa” alle filastrocche dei comici della TV spettacolo catalizzò gli scettici e i disinteressati alla cosa pubblica. Le promesse di crescita, di sviluppo e d’occupazione diedero alla gente una nuova ebbrezza.

    Il medico si propose come alternativa e come rappresentante fiero del decennio democristiano. La campagna elettorale fu incentrata sullo spinoso problema della ricostruzione post-sisma. “Una casa per tutti” rappresentò la volontà di chiudere il dopo terremoto. Effettivamente l’amministrazione si prodigò e riuscì ad essere vicino alla gente.

    Si presentarono alle elezioni comunale tre liste: l’uscente civica “Colomba”, il PCI e la DC. Con uno scarto di 64 voti Ciampi s’impose sullo storico sindaco De Masi; la lista civica dell’ex sindaco ottenne 714 voti, quella della DC 778 e quella di PCI 38. Nel giorno della vittoria ci fu una vera e propria “esplosione” di gioia; la vittoria significò l’inizio di una carriera politica cercata e sfiorata anche alle elezioni del 1980, quelle del debutto assoluto del medico.

    Il quinquennio fu incentrato, come detto, sulla ricostruzione. Furono rimossi tutti i Termoigloo e furono costruiti anche 26 alloggi a Contrada Torre per le famiglie che non riuscirono ad ottenere il diritto alla ricostruzione.

    Sul piano nazionale si assistette all’ascesa di Ciriaco De Mita che divenne presidente della DC e Presidente del Consiglio dei Ministri nel 1988. La seconda metà degli 80 fu come l’età dell’oro per l’Irpinia politica: l’edonismo diffuso, sul piano sociale, nelle nostre terre cercò conforto nello scudo crociato.

    Ciampi ottenne la piena fiducia dal partito e dagli elettori; iniziò anche per il medico l’età dell’oro. In sostanza, il primo quinquennio si contraddistinse per il crescente apprezzamento di larghi strati di un elettorato partitico. Tranquillità, mediazione e pacatezza divennero in breve tempo le parole d’ordine del sindaco.

    La campagna elettorale del 1990 fu caratterizzata dalle opere pubbliche. Fu costruita la palestra della scuola Media, ricostruito il vecchio municipio, adeguata la scuola elementare, ristrutturata la chiesa Madre di San Marco e il campanile. Alle tante opere si aggiunse la sistemazione delle reti fognarie e furono redatti anche gli strumenti urbanistici.

    Con il primo decennio il sindaco si è ritagliato un posto nell’album dei sindaci storici di Manocalzati. La serie di risultanti giocò in suo favore; proprio per queste ragioni il periodo 85-95 è unico. Il rinnovo parziale della squadra di governo nel 1985 non si dimostrò proficuo: l’amministrazione cadde dopo un anno. Ritornò nuovamente sulla scena politica nel 2001 ed ottenne il successo per la quarta volta. Si trattò di una vittoria insperata. Le emozioni che si vissero quel giorno, portarono molti indietro con la memoria. Sotto l’abitazione del sindaco si ritrovarono vecchi amici e semplici elettori, animati dalla passione per la politica. La sconfitta del 2006 ha ridimensionato le ambizioni. Non sono bastate le tante opere realizzate e l’attivismo profuso per il sociale. Ora è tra i banchi della minoranza.

    Un bilancio sicuramente si può tracciare. La costante della sua azione è stata la politica partitica.  Ciampi non ha mai corso senza il vessillo popolare ed ha seguito l’evoluzione della sinistra di base. Prima DC poi Popolari, infine Margherita. Dopo l’abbandono dell’onorevole De Mita del PD ha deciso di confluire anch’egli nell’UDC dove continua a fare politica con assiduità. Il gusto dolce delle elezioni, delle campagne elettorali e della passione per il popolarismo, sono, ancora oggi i segni distintivi di un politico di vecchia scuola.ciampi1

     
  • Romeo Castiglione 3:19 pm il 21 October 2010 Permalink | Rispondi
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    Considerazioni di Pellegrino La Bruna 

    di Romeo Castiglione

    Pellegrino La Bruna , giornalista pubblicista,  è dipendente Fiat presso lo stabilimento di  Pomigliano d’Arco.   Iscritto giovanissimo alla Democrazia Cristiana, poi Segretario di Sezione  del Partito Popolare Italiano di Manocalzati, per poi confluire nella Margherita di cui ne diviene Segretario della Sezione Aldo Moro. Attualmente non è iscritto a nessun partito politico, ma sempre fermo negli ideali del Cattolicesimo Democratico.

    Come analizza la situazione di Manocalzati?

    Noto un  degrado nei rapporti personali che non trova giustificazione, né in motivazioni  politiche, né spiegazioni etico-morali. Ultimamente, sto seguendo a delle dispute attraverso facebook che non consentono un rilassamento degli animi; in molti casi si tratta di giovani, hanno una faziosità incredibile. Nei piccoli centri dove tutti si conoscono, tutto deve essere costruito sul volersi bene, al di là  dei convincimenti personali. Certi manifesti e certe scritte del passato che venivano attaccate alle cantonate del paese hanno inasprito gli animi, hanno fomentato odio e rancore. Vedo dei solchi molto profondi nei rapporti umani.  E regna una grande confusione . In sostanza, non vedo una Comunità: non c’è un vero rapporto con le istituzioni e purtroppo, noto l’assenza di iniziative da parte anche dei partiti politici organizzati ( PDL , l’UDC e il PD ).

    Basti pensare che alcuni rappresentanti del locale PD sono in Amministrazione con il Sindaco Tirone, che è ben collocato politicamente del PDL essendone anche Consigliere Provinciale .

    Consentimi una riflessione non molto aleatoria, supponiamo che alle prossime amministrative il PDL e l’UDC continuino l’accordo di programma e lo estendono anche alle comunali, come è attualmente all’Amministrazione Provinciale e alla Consiglio Regionale: a  Manocalzati  in estensione a tale accordo sapete che succederebbe? Lo devo dire?

    Un giudizio sull’operato della minoranza consiliare.

     

     La minoranza ha un ruolo fondamentale, ma a Manocalzati si è completamente eclissata e frantumata: non convoca un’assemblea pubblica, non scrive un manifesto, non organizza un’assemblea popolare. Si limitano alla presenza in Consiglio Comunale. Non si sono  uniti. Avrebbero dovuto dialogare tra di loro. Se poi si pensa  che dalla maggioranza si era staccato il consigliere Danilo De Masi. Si poteva organizzare una forte opposizione. Ma sono prevalsi, credo, i personalismi e miseri interessi di bottega , una cosa è certa, però, che non si è fatta una vera opposizione. Bisognava avere un rapporto costante con la popolazione; l’interlocutore doveva essere la cittadinanza, la gente. Ma, veramente non c’è stato niente da rendere partecipe la popolazione, fatti salvo solo pochi problemi all’inizio del quinquennio amministrativo.

    La maggioranza fà il suo lavoro ma un’opposizione non incisiva rende tutto meno difficile.

    Perché secondo lei a pochi mesi dalle elezioni comunali c’è ancora confusione?

    Mi meraviglio che a pochi mesi dalle elezioni non vedo ancora nessuna iniziativa politica. Forse a qualcuno questo stato di cose  fa piacere per poi ergersi a salvatore della Patria.

     Certamente, non bisogna improvvisare, perché con l’improvvisazione si continuerà ad alimentare la confusione. Chi vuole candidarsi si faccia avanti. Non mi va di assistere a campagne elettorali lunghe, però voglio vedere figure concrete e impegnate, perché pare che nel nostro paese dura già cinque anni la campagna elettorale. Si conserva l’odio, il rancore per cinque anni.

    Qual è il ruolo della società civile in questa delicata fase?

     

    Consentimi una precisazione, non mi piace per niente l’espressione “Società Civile” come se altri sono incivili. Certo, nella nostra collettività si evidenzia l’assenza del cosiddetto ceto culturale che non si impegna. Ci sono poche iniziative di rilievo. Sul castello c’è stata una disputa accesa e nel fragore non si è ricordato abbastanza Emilio Ruggiero, al quale va la mia riconoscenza, sempre e comunque.

     Manocalzati migliora solo se si pone come primo obiettivo  il miglioramento delle relazioni personali.  Bisogna lavorare per il bene della comunità. Si parla tanto di bene comune ma non ho visto niente di concreto. Tutte le associazioni devo lavorare insieme per la crescita collettiva. In questa fase particolare vedrei anche una presenza più incisiva del parroco, una presenza più integrata nella comunità, e non limitata  ai soli riti che vengono celebrati anche con una certa solennità. Sò bene che ha anche altri impegni pastorali in altre realtà, ma la Comunità di Manocalzati avverte la mancanza di questa presenza.

     
    • MICHELE 11:53 am il 24 ottobre 2010 Permalink | Rispondi

      Nelle realtà locali, l’ho già detto in un post precedente, non conta molto il colore politico. Si possono condividere i programmi.Non è che perchè sono iscritto ad un altro partito non voto una proposta o una parte del programma che ritengo utile per la comunità perchè avanzata da un altro schieramento. E’ giusto quando dice che la minoranza deve portare avanti delle proposte. La politica nasce e si alimenta con le idee.Una curiosità. CHE COS’E’ IL CATTOLICESIMO DEMOCRATICO? E’ un’altra espressione tipo : PARTITO MODERATO??Come dire : se mettiamo la religione in mezzo la gente è più tranquilla???

  • Romeo Castiglione 6:14 pm il 13 October 2010 Permalink | Rispondi
    Etichette: , , danilo de masi, , , liste, Pasquale Tirone, uniti per manocalzati   

    Un simbolo di rinascita 

    di Romeo Castiglione

    A pochi mesi dalle elezioni comunali non si muove ancora nulla. Le opposizioni sono completamente impotenti e non si intravedono segni di miglioramento. Per il bene di Manocalzati occorre fare uno sforzo concreto: bisogna indirizzare il percorso del domani. I punti da analizzare sono molteplici; la priorità è senza ombra di dubbio quella di allestire un gruppo omogeneo. L’obiettivo è un tavolo unico per avviare (o meglio, riavviare) la discussione. Manocalzati è ferma al palo da troppo tempo. La comunità è più fragile: mancano i rapporti umani e mancano le occasioni di confronto. Il gruppo di maggioranza ha gestito le dinamiche dell’ente, senza preoccuparsi di riappacificare un paese dilaniato e corroso dall’odio. La visione da mujaidin ha certamente contribuito a portare Manocalzati al decadimento: la linea invisibile e immaginaria che tiene legate le “fazioni” (se così vogliamo chiamarle) non trova una ragion d’essere; la causa di questa divisione stile “Ragazzi della via Pal” è riconducibile al superamento delle vecchie liste. Intanto le elezioni comunali sono alle porte. Dalle ultime considerazioni dell’ex sindaco, Vittorio Ciampi, si evince che la politica locale è finita: probabilmente perché non c’è una contrapposizione vera. Prima di continuare, però, bisogna fare un passo indietro, anche due: la lista civica “Colomba” si è presentata per l’ultima volta alle competizioni elettorali nel 1996 con candidato sindaco Aniello Aquino. Il 1996 è stato l’anno della prima vittoria di Pasquale Tirone. Da quell’anno la colomba non è più presente alle elezioni. Nel 1996 è avvenuta la prima diaspora: chi da una parte, chi dall’altra. Sulla scia di infauste reminescenze socialiste che non trovano neanche paragone con il rigore morale e con l’onestà che ha sempre alimentato i rappresentanti della colomba, inizia la cosiddetta diaspora. Le carte si sono mescolate: i due ceppi si sono amalgamati con l’altra forza dominante, quella democristiana, mescolata alla stessa maniera. Nel torpore di questi giorni ho notato un nuovo simbolo: una colomba tra il castello e il campanile di San Marco. “Uniti per Manocalzati” è lo slogan. Il simbolo è stato ideato da Danilo De Masi. A Manocalzati c’è bisogno di aria nuova e questo simbolo di pace, entra con veemenza nel dibattito. Se son rose fioriranno…se son colombe voleranno…

     
  • Romeo Castiglione 1:32 pm il 6 October 2010 Permalink | Rispondi
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    Un sindaco d’altri tempi 

    di Romeo Castiglione

    La storia delle comunità locali è segnata profondamente dai sindaci. Il passato ritorna in auge con la riscoperta dei primi cittadini. Portare di nuovo all’attenzione della civiltà odierna esempi oramai andati in soffitta è una missione a dir poco arguta: il tempo cancella ogni frammento di memoria.

    L’idea è arrivata in seguito all’intervista con l’ex vicesindaco di Candida, Generoso Pascucci, che in un passaggio ha ricordato la figura di Arturo De Masi, sindaco di Manocalzati dal 1965 al 1985. Ho deciso di aprire una piccola finestra sulla storia dell’Irpinia attraverso la ricostruzione delle gesta dei sindaci che, volente o nolente, hanno fatto epoca. Non è certamente un’impresa facile: è improponibile ripresentare modelli legati ad un tempo lontano; nonostante tutto, ci provo lo stesso, giusto per mettere in evidenza, nel bene e nel male simboli destituiti. Un piccolo spazio, all’interno del blog, un ponte con il passato, un laccio con il ‘900 (tenuto con forza, con la paura di farlo scivolare), un collegamento con la politica ideologica; una “pagina” di storia all’interno di un contenitore di argomenti d’attualità: fuori contesto e in tema nello stesso tempo.

    Inizia questa rubrica con Arturo De Masi, sindaco atipico non omologabile agli altri; non è omologabile perché, come ha brillantemente dichiarato Generoso Pascucci, il sindaco De Masi è stato un sindaco non-democristiano. Tutto ha inizio nel 1965 con la vittoria contro Benedetto Tirone, esponente DC. La lista civica “Colomba” ideata e portata avanti da Arturo De Masi conquistò la maggioranza all’interno della comunità di Manocalzati. La colomba prese spunto probabilmente dall’idea della libertà e della pace; in un certo senso, si trattò di “civismo maturo”, orientato alla risoluzione dei problemi senza etichettature di potere.

    Arturo De Masi era un uomo politico legato alla tradizione della destra, ma non è mai stato in contrasto con gli altri, anzi, ha sempre cercato nel corso della sua lunga carriera da sindaco di allargare il suo bagaglio politico. Con Arturo De Masi, Manocalzati ha assunto la morfologia che tutt’ora conserva; il sindaco riusciva ad ottenere finanziamenti regionali e statali. Alla regione Campania è ancora ricordato: salutava perfino l’usciere.

    Nel 1966 ideò e realizzò il Monumento ai Caduti: per non indebitare il comune ci rimise di tasca propria; i fondi furono anche presi dagli emigranti degli Stati uniti d’America. “Un ponte ideale con l’America il monumento di Manocalzati, così scrisse il Tempo il 20 giugno 1966.  Fu inaugurato il 9 giugno e parteciparono all’evento il console americano di Napoli, Bynton, il prefetto di Avellino e le associazioni combattentistiche.

     Il 1969 fu l’anno della visita del poeta e scrittore statunitense John Ciardi, di origine manocalzatese; in quell’occasione gli fu data la cittadinanza onoraria e fu installata una targa commemorativa con una poesia sul paese (ancora oggi ben visibile nell’ex casa comunale). Le foto in bianco e nero descrivono meglio delle parole il momento vissuto. Sprazzi di vita già visti nei film di Germi e di Risi e nelle commedie hollywoodiane (quella signora dall’aspetto elegante con il tubino bianco evoca l’alterità di Audrey Hepburn); due mondi contrapposti, accomunati dalle origini e dalla terra madre. Si rinnovò il gemellaggio simbolico con i “Paisà”, accompagnato da una banda musicale e dalla presenza della gente del posto.

    Altra epoca, altri orizzonti, il sindaco era come un padre di famiglia. L’immagine bonaria di Arturo De Masi era quella del classico uomo del sud: generoso, accomodante, pacificatore, tollerante. Il periodo aureo è stato quello che è andato dal 1970 al 1980. Mentre nelle principali città italiane, imperversava la rivolta e la contestazione, nei paesi meridionali si procedeva a rilento. Come ricordato, proprio da Pascucci, il ’68 in Campania si è avvertito intorno al1972. In quel periodo Manocalzati vedeva crescere sempre più il consenso intorno al suo sindaco. Il tumulto delle barricate era lontano dalle piazze dei paesi e dal modo di essere Irpino.

    Il sindaco della gente, Arturo De Masi, riuscì nell’obiettivo di essere amato da tutti: regalava gelati ai bambini e risolveva i problemi dei cittadini. Aveva ottimi rapporti finanche con la minoranza: si rammentano aneddoti simpatici. Prendeva il caffè al bar Lanzara di Avellino con Felice De Benedetto dopo una litigata con lo stesso in paese. Le campagne elettorali erano il momento per misurare il grado di stima attorno al suo alone; inventava sempre nuovi motti e nuovi slogan: “Mangia oggi con chi ti offre da mangiare, che domani non ti vota!” simboleggiava la fugacità dei rapporti e “Un buon politico coltiva prima il nemico e poi l’amico” rappresentava il suo operato.

    Negli anni settanta ci fu una grande espansione del settore artigianale: aumentarono le botteghe dei batti ferro e degli impagliatori, ora del tutto scomparse. Il sindaco previde l’area PIP nella zona di San Barbato; la sua lungimiranza politica si spinse fino all’ideazione di un polo gastronomico: nel 1982 progettò una rassegna culinaria con lo scopo di sostenere l’Aglianico. De Masi salì alla ribalta della cronaca nazionale per l’alto numero di denunce ricevute; nonostante sia sempre stato assolto di lui si sono interessati quotidiani nazionali come “Repubblica”. A questo possiamo aggiungere un’accusa di appropriamento indebito di finanziamento scaturita dalla donazione personale della somma ad un’impresa, onde evitare il dissesto finanziario del comune; quei soldi non ritornarono più al primo cittadino.

     L’incantesimo con il popolo si spezzò nel 1985: il medico democristiano Vittorio Ciampi riuscì a battere Arturo De Masi, dopo anni di potere incontrastato. Manocalzati cambiò rotta. A far perdere De Masi fu l’accusa rivolta per la mancata elargizione dei fondi stanziati dalla legge 219. Lo stesso De Masi ribadì la volontà di ridisegnare il paese sul modello di quelli svizzeri; l’unico piano di recupero approvato fu proprio quello di Manocalzati.

    Morì l’8 marzo 1988. Quel giorno l’emittente locale Telenostra, allora guidata da Pasquale Grasso dedicò un ampio approfondimento sull’esperienza politica di Arturo De Masi: “Se n’è andato un sindaco storico”, così commentarono i giornalisti irpini. Tutto questo non trovò aderenza a Manocalzati (scherzi del destino): gli fu negata la sala consiliare come camera ardente. Tra alti e bassi, luci e ombre si chiuse un’epoca. Ancora adesso è ricordato ed ho trovato perfino le sue foto in molte case dei manocalzatesi: il segno tangibile della sua persona è ancora presente negli angoli degli appartamenti, sopra qualche caminetto e dietro le mensole cariche di piatti di porcellana.

     
  • Romeo Castiglione 12:39 pm il 30 August 2010 Permalink | Rispondi
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    Cosa sta succedendo a Manocalzati? 

    di Romeo Castiglione

    Cosa sta succedendo a Manocalzati? Se lo stanno chiedendo in molti. Il triste episodio della bomba-carta ha destato molta preoccupazione; è la prima volta che una attività commerciale locale subisce un attentato intimidatorio. Manocalzati è alla deriva, urge una forte presa di coscienza. Il paese rischia di diventare un bronx e nessuno dice nulla, tutto resta com’è. Occorre uno sforzo concreto; il silenzio non deve vincere.

     
    • Simone Aversano 11:50 am il 31 agosto 2010 Permalink | Rispondi

      Romeo hai avuto molto coraggio a dire queste cose, però credo che sia giusto affermare con forza che il silenzio non deve vincere, qualunque sia la situazione di partenza. Infondo, tu hai detto una cosa scontata in questa tua riflessione, o meglio una cosa che dovrebbe essere scontata ma che probabilmente a Manocalzati o in altri paesi dell’Irpinia non è così scontata. Credo che i cittadini dovrebbero accogliere con spirito positivo le tue parole e magari seguirti in un’azione di discussione critica sulla situazione locale, anche se non conosco la zona nè le vicende quotidiane legate al territorio.

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